La piccola Jennifer non sarebbe morta per le ustioni o per le esalazioni dell'incendio divampato nella sua abitazione l'8 gennaio scorso, ma sarebbe stata prima soffocata dalla madre, forse con un cuscino. Dalle indagini degli inquirenti emergono inquietanti ipotesi sulla tragedia di Servigliano, piccolo comune marchigiano in provincia di Fermo. Nei giorni scorsi, la madre della bimba di 6 anni, Pavlina Mitkova, 38enne di origini bulgare, è stata arrestata. Dovrà rispondere non solo di incendio doloso, ma anche di morte a seguito di altro reato.

La mamma di Jennifer potrebbe aver simulato l'incendio

Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Francesca Perlini ha disposto l'arresto di Pavlina Mitkova. Secondo gli inquirenti la notte tra mercoledì 8 e giovedì 9 gennaio, la 38enne non avrebbe solo causato l'incendio nella sua abitazione di Servigliano, ma avrebbe anche soffocato con un cuscino la sua bimba di sei anni. Il referto dell’autopsia sul corpo di Jennifer non è ancora definitivo ma l’ipotesi, agghiacciante, è che la piccola sia morta ore prime del rogo; il suo decesso non sembra legato né alle ustioni riportate, né a eventuali esalazioni tossiche.

In base alla documentazione depositata dai vigili del fuoco in Procura, Pavlina Mitkova avrebbe appiccato il fuoco utilizzando il gas dei fornelli.

Dalle foto che completano il fascicolo, infatti, è emerso che il rogo ha interessato solamente parte della cucina, senza neppure lambire la camera da letto dove si trovavano Jennifer e la sorella di quattro anni. Sebbene non si possa parlare di vere e proprie prove, gli elementi fin qui raccolti dagli investigatori basterebbero per portare la madre bulgara a processo.

I dubbi sull'incendio e le verità emerse dai primi esami

Pavlina Mitkova non ha risposto alle domande che il gip di Fermo, Cesare Marziali, le ha posto. Si è semplicemente limitata a dichiararsi innocente ed estranea a qualsiasi fatto che possa aver provocato l'incendio e la morte della bambina.

La morte della piccola Jennifer è, per certi versi, ancora avvolta nel mistero.

Più di un punto, infatti, dev'essere chiarito. La ricostruzione fatta dalla mamma 38enne subito dopo il rogo presenta troppi dubbi e troppe contraddizioni. Perché, si sono chiesti inizialmente gli inquirenti, Pavlina non ha dato subito l'allarme (i soccorsi sono stati chiamati da un'automobilista di passaggio) ed è uscita per strada con la secondogenita senza - almeno in apparenza - cercare di salvare la maggiore?

Poi, il fatto che neanche i carabinieri fossero riusciti a raggiungere la stanza di Jennifer aveva "messo a tacere i malpensanti" e si era parlato, almeno in un primissimo momento, di una tragica fatalità. Le indagini, coordinate dal pm Francesca Perlini, però, hanno portato alla luce un'inquietante ipotesi.

Gli inquirenti, infatti, fin da subito hanno notato l'assenza di bruciature sul corpicino di Jennifer, un anomalo status di rigor mortis ed una rigidità cadaverica alquanto avanzata. Tuttavia, c'è voluto del tempo per stabilire che l'asfissia non fosse stata causata dal fumo: gli esami tossicologi (ancora non ultimati), eseguiti nei giorni scorsi dal professor Rino Froldi, raccontano una dinamica diversa da quella asserita dalla Mitkova. Se veramente ci si trovasse di fronte ad un terribile omicidio, resterebbe da chiarire il movente.