Emanuele Severino, grande filosofo e pensatore italiano, ha lasciato le sue spoglie terrene il 17 gennaio 2020, ma la notizia è stata diffusa, a funerali avvenuti, secondo le sue ultime volontà, solo il 21 gennaio scorso: un fatto di cronaca che ha scosso profondamente la cultura italiana.
Emanuele Severino: il sunto del suo pensiero
Classe 1929, Emanuele Severino, nato a Brescia il 26 febbraio dell'anno nero della Grande Depressione, aveva rilasciato la sua ultima intervista a Monica Mondo di Tv2000 nel maggio scorso. Lucidissimo e profondo, all'età di 90 anni, aveva ribadito il nocciolo del suo pensiero filosofico: "Noi siamo l'apparire del destino".
Le sue idee emersero quando aveva 23 anni, dopo la sua laurea all'Università di Pavia nel 1950 con una tesi su Heidegger. Stava approfondendo la sua conoscenza intorno al primo libro della Fisica di Aristotele, quando un'intuizione gli aprì la mente: la necessità di un ritorno al mondo classico e alla questione parmenidea riguardante la contraddizione o la consequenzialità tra essere e divenire. L'Occidente, non rispettando i moniti di Parmenide, ha introdotto il divenire nel pensiero, inserendosi in una strada senza uscita che ha portato alla supremazia della ragione e della tecnica nel tentativo di governare l'essere, considerandolo in continua trasformazione.
Una situazione questa che ha provocato ansie e angosce di fronte al nulla: il divenire si è trasformato in una fluttuazione tra l'essere ed il niente.
Per Severino il divenire va negato: ammetterne l'esistenza è, infatti, a suo parere, contraddittorio: l'essere è l'unico esistenze, non nasce e non muore, semplicemente esiste dell'eternità per l'eternità.
Emanuele Severino e la sua carriera accademica
Emanuele Severino insegnò all'Università Cattolica di Milano, ma nel 1970 fu costretto a lasciare la cattedra perché la Congregazione per la dottrina della fede dichiarò la sua filosofia incompatibile con la rivelazione cattolica.
Venne invitato a Ca’ Foscari a Venezia, dove fondò, con altri, la Facoltà di Lettere e Filosofia.
Severino non si oppose alla condanna, ma la accettò di buon grado perché la sua era una filosofia del qui ed ora, che non rinviava ad una salvezza nell'aldilà; il salvifico, nel suo pensiero, risiedeva nella conoscenza che aiuta gli uomini a decifrare l'immanenza, negando la trascendenza: il paradiso è qui ed è adesso.
Nel 2005, Ca' Foscari lo proclamò Professore emerito. Insegnò teoretica, logica, storia della filosofia moderna e contemporanea, sociologia. Fu presso l'università Vita-Salute San Raffaele di Milano che terminò la sua carriera professionale. Era Accademico dei Lincei, Cavaliere di Gran Croce e assiduo collaboratore del Corriere della Sera. Pubblicò innumerevoli saggi e libri.