Ci potrebbe essere una svolta a dir poco clamorosa sul caso della povera Yara Gambirasio, la ragazzina di soli 13 anni brutalmente assassinata nel 2010. La giovane, che viveva a Brembate di Sopra, nel bergamasco, scomparve il 26 novembre 2010 dopo essersi recata al centro sportivo locale, che distava appena 700 metri dalla sua abitazione. Il corpo esanime della poveretta venne ritrovato soltanto tre mesi più tardi in maniera casuale da un aeromodellista in un campo agricolo nei pressi di Chignolo d'Isola, cittadina poco distante dalla stessa Brembate.

Da subito apparve chiaro che la vittima aveva subito violente percosse e si è ipotizzato che la sua morte avvenne in un momento successivo alle violenze, molto probabilmente per cause dovute al freddo invernale. Dopo serrate indagini gli inquirenti stabilirono che il presunto colpevole dell'omicidio fosse un uomo che di professione faceva il muratore, ovvero Massimo Bossetti, originario di Mapello. Quest'ultimo, in una sentenza del 12 ottobre 2018, è stato giudicato colpevole e condannato all'ergastolo. Ma adesso il caso potrebbe riaprirsi, anche perché bisogna fare chiarezza su alcuni particolari, come l'esistenza di altre tracce di DNA rinvenute sulla scena del crimine che riportano ad un soggetto noto come "Ignoto 1".

In una articolo in esclusiva pubblicato dal settimanale Oggi si apprende una notizia che, se vera, potrebbe quindi portare a rivedere completamente anche la posizione di Bossetti: ci sarebbero infatti ben 54 campioni di DNA che sarebbero riconducibili ad "Ignoto 1".

L'unico imputato spera che il caso sia riaperto

Dobbiamo precisare, questo per dovere di cronaca, che da sempre l'imputato Massimo Bossetti si è professato innocente.

Lui stesso vorrebbe che il caso fosse riaperto, ed è una speranza, questa, che forse adesso potrebbe diventare realtà. Il documento pubblicato dal settimanale Oggi consta di 4 pagine firmate dal presidente della Corte di Assise Giovanni Petillo, il quale elenca tutti i 98 reperti trovati sulla scena del crimine. Questi ultimi sono stati confiscati, questo in modo che gli stessi non vengano utilizzati né dalla famiglia della vittima, né da quella del Bossetti.

Su 54 di questi campioni ci sarebbero proprio le tracce riconducibili ad "Ignoto 1".

Uno dei legali di Bossetti: 'Documento che basta a rivedere il processo'

Secondo Claudio Salvagni, che è uno dei legali che stanno seguendo Massimo Bossetti, quanto mostrato nel documento in questione firmato dal presidente della Corte di Assise, dimostrerebbe in maniera incontrovertibile che ci sono ancora tantissimi campioni da analizzare, e l'uomo si chiede come mai in precedenza era stato detto che non vi era nessun'altra traccia organica riconducibile a quest'altro soggetto. L'avvocato è sicuro che il colpevole non sia il suo assistito e si augura che questi reperti siano analizzati adesso per bene, in modo da scagionare il muratore di Mapello e raccontare quindi un'altra verità su questa tragedia che, ancora oggi, continua a far parlare l'Italia intera.