"Ero anonimo. La pandemia mi ha trasformato in un simbolo in Europa": Mattia Maestri, atleta e runner che a luglio compirà 38 anni, è il cosiddetto 'paziente 1' di Codogno. Per la prima volta in un'intervista al quotidiano La Repubblica racconta cosa ha vissuto da quando, lo scorso 20 febbraio, è finito in ospedale: in poche ore la sua situazione è precipitata e si è trovato a un passo dalla morte.

Credeva di avere una 'semplice' polmonite, invece è stato ricoverato in terapia intensiva e intubato perché contagiato dal Coronavirus: per due settimane ha lottato per sopravvivere.

Sembra trascorsa un'eternità da quel giorno, invece sono passati appena due mesi che hanno sconvolto la sua vita come quella degli italiani, e non solo. Mattia è stato il primo caso accertato italiano di Covid-19. Da quella data, è cominciata l'epidemia in Italia con la sua tragica parabola, migliaia di morti soprattutto in Lombardia. Ma, dal suo caso in poi, i medici sono riusciti anche a salvare tante vite.

Il paziente 1, una storia emblematica

Ora sta meglio Mattia Maestri. Il paziente 1 comincia a recuperare le forze. Nel frattempo, a inizio aprile, è nata Giulia, la sua prima figlia. Ma questi due mesi hanno sconvolto la sua esistenza. Sono stati, a suo dire, "molto più che inimmaginabili, altro che un film".

Fino a febbraio, la vita di Mattia Maestri è quella di un giovane uomo, attivo e sano, diviso tra Casalpusterlengo, dove lavora come ricercatore in una multinazionale, Codogno, dove vive con la moglie, e Lodi, dove ha molti amici.

Tutto scorre in maniera normale fino aI 17 febbraio, quando ha una febbre improvvisa e violenta: i medici, in un primo momento, gli diagnosticano una polmonite da curare con antibiotici.

Ma la situazione non migliora affatto: il giorno dopo torna in ospedale, non viene ricoverato perché non ci sono posti letto disponibili, ma le radiografie ai polmoni evidenziano una situazione già molto compromessa. Il 20 febbraio si sente male e, pur essendo giovane e sportivo, si ritrova in fin di vita. Perde conoscenza al pronto soccorso di Codogno: 20 giorni dopo esce dalla terapia intensiva, si risveglia in terapia subintensiva all'ospedale San Matteo di Pavia, da sopravvissuto al Covid 19.

Per due giorni i medici gli ripetono le stesse domande per testare la sua ripresa mentale. Scopre dove si trova e cosa è accaduto, ma non sa che nel frattempo il Covid-19 ha scatenato una devastante pandemia.

Delle due settimane in coma, il paziente 1 non ha quasi alcun ricordo. Ha la percezione d'essere entrato in un limbo, di essersi trovato in una condizione in cui spesso sognava, ma non ricorda più cosa. Sa che non soffriva ma che lo stato di pace in cui si trovava era l’anticamera della morte. Non sa specificare cosa accada quando ci si trovi in punto di morte, ma è convinto che nel suo caso l’imminente nascita della prima figlia, inconsciamente, l'abbia spinto a mobilitare tutte le sue energie per restare vivo.

Paziente 1, vivo grazie a un'intuizione

Per Mattia Maestri resta un mistero la faccenda del paziente zero, ovvero dell'individuo che ha portato il coronavirus in Italia che non è stato ancora trovato, e forse non succederà mai. Mattia non è mai stato in Cina, da mesi non aveva più fatto viaggi all'estero, e non si spiega come si sia potuto infettare.

Quando sopraggiunge la strana polmonite, il racconto che sua moglie Valentina fa in ospedale, risulta decisivo per la diagnosi. Riferisce ai medici di una cena che Mattia ha fatto con un amico di Fiorenzuola rientrato dalla Cina, il quale non ha mai contratto il virus. Quest'informazione fa scattare la giusta intuizione nella testa della dottoressa Annalisa Malara.

L'anestesista fa sottoporre Mattia al tampone per coronavirus ed emerge che è positivo. L'anomalia della sua vicenda clinica dà avvio alla scoperta del contagio, il primo in Italia, forse in Europa, e permette da quel momento di diagnosticare il virus a migliaia di persone e salvarle. E' il campanello d'allarme dell'epidemia in Italia e della pandemia. Per questo, suo malgrado, Mattia Maestri è diventato un simbolo.

Ritorno alla vita normale del paziente 1

Arrivato a un passo dalla morte, il paziente 1 è risorto e davanti a sé vede il sole dell'avvenire. Anche le piccole cose della vita quotidiana, ora sono preziose e significative. E' tornato nella sua casa di Codogno con la moglie Valentina e la piccola Giulia.

A fare da contraltare alla nascita della figlia, però, c'è stato il dolore per la morte del padre, ucciso dal coronavirus. Mattia l'ha scoperto il 19 marzo quando era ancora in ospedale: avrebbe voluto fargli gli auguri per la festa del papà. Anche sua mamma e sua moglie, oltretutto la seconda incinta, sono state contagiate, ma sono guarite. Oggi le ringrazia per la forza che hanno avuto nel sopportare giorni difficili e crudeli: lui in coma, parenti e amici deceduti a cui non è stato possibile dare l'ultimo saluto. Ringrazia anche infermieri e medici, al lavoro ogni giorno oltre il necessario.

I fatti sono troppo recenti, ancora deve mettere a fuoco quel che è accaduto, ma ha voluto raccontare la sua vicenda perché possa aiutare persone infettate a non mollare, i medici a continuare a stare in prima linea come fanno, e i politici ad assumere decisioni che pongano la vita sempre al primo posto. Una prova simile gli ha chiarito molti punti oscuri dell'esistenza. E ora si sente pronto a ricominciare.