Mattia, il "paziente 1" risultato positivo al Coronavirus, sta per tornare a casa, a Codogno (Lodi). L'uomo, 38 anni, manager all'Unilever (importante multinazionale con sede anche a Casalpusterlengo, sempre in provincia di Lodi) è stato ricoverato lo scorso 20 febbraio. Dopo settimane in terapia intensiva, a breve, sarà dimesso e, tra pochi giorni, potrà assistere alla nascita della sua prima figlia.
Il ricovero di Mattia e la positività al Coronavirus
Mattia è uno sportivo: corre e pratica sport. Il 18 febbraio scorso, però, ha iniziato a sentirsi poco bene e, nel pomeriggio, temendo complicazioni, si era presentato al pronto soccorso di Codogno.
I sintomi che accusava, però, non lo hanno fanno sembrare un caso sospetto di Coronavirus ed il personale medico sanitario, dopo alcuni accertamenti clinici, pur proponendogli il ricovero, gli hanno prescritto una terapia e lo hanno lasciato tornare a casa.
Tuttavia, poche ore dopo la situazione è peggiorata al punto che, la mattina del 20 febbraio, è stato rianimato e ricoverato, in condizioni gravissime, nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale lodigiano. Annalisa Malara, anestesista di Cremona in servizio a Codogno, è stata la prima ad accorgersi che "qualcosa non andava" ed a diagnosticare la positività al Coronovirus del 38enne. "Mattia - ha ricordato - era arrivato con una polmonite leggera, ma resistente a tutte le terapie note".
“Quando un malato non risponde alle normali cure normali - ha spiegato - mi hanno insegnato a considerare l'ipotesi peggiore. Ho pensato che anche io, per poterlo aiutare, dovevo cercare qualcosa di impossibile”.
Mattia è guarito dal Coronavirus
Mattia, nella notte tra venerdì 21 febbraio e sabato 22 è stato trasferito nel reparto di sub-intensiva del Policlinico San Matteo di Pavia e, il dramma di un giovane uomo che stava per diventare padre, si è intrecciato con quello di milioni d'italiani.
In quelle ore, terribili, infatti, il nostro Paese ha scoperto di aver a che fare con un virus sconosciuto, invisibile e pericolosissimo: il Covid-19.
Il manager dell'Unilever, per due settimane, è stato considerato gravissimo. Tuttavia, i medici lo hanno considerato "stabile" ed il suo organismo, poco alla volta ha reagito alle cure e, finalmente, lunedì 9 marzo, è stato "stubato" e ha iniziato a respirare autonomamente e a parlare.
Trasferito in reparto, Mattia, è ormai guarito e prestissimo, potrà riabbracciare la moglie (anche lei positiva al Coronavirus): salvo sorprese, infatti, verrà dimesso tra lunedì e martedì. Giusto in tempo per tornare a casa e veder nascere la sua bambina che nascerà in aprile.
La guerra contro il Coronavirus dei medici
Dal giorno in cui è stato ricoverato Mattia, migliaia di medici in tutta Italia si sono trovati in prima linea, per non dire in trincea, nella lotta al Coronavirus. Raffaele Bruno, il medico del Policlinico San Matteo a capo dell'Unità operativa complessa malattie infettive ed epatologia della Fondazione Irrcs, ha definito "un traguardo importante" la guarigione del "paziente 1".
Tuttavia, ha ricordato che per i dottori, sono tutti Pazienti 1: "Tutti - ha dichiarato a Fanpage - hanno bisogno del nostro massimo impegno". Dal momento in cui è arrivato Mattia è partita la battaglia contro il Coronavirus, un viaggio verso l'ignoto, senza medicinali efficaci e senza protocolli certi. Poi ha sottolineato: "Curiamo tutti con impegno e la massima dedizione e abnegazione. Lui è stato il primo paziente ed è stato fondamentale salvarlo, come lo è per tutti gli altri".
"Sono giorni di grandissimo lavoro" ha dichiarato Bruno sottolineando che il suo team di medici ed infermieri è sottoposto ad una pressione straordinaria. "Sto chiedendo loro sempre di più - ha ammesso - ma ho un gruppo fantastico, e ne sono orgoglioso: stiamo affrontando la situazione nel miglior modo possibile".