Un' operazione contro il caporalato è stata portata al termine dalla Polizia di Stato il 23 aprile nelle campagne circostanti la città di Latina. E' stata fermata una coppia di agricoltori, un uomo di 50 anni e sua moglie di 49 anni. I due sono stati arrestati in regime dei domiciliari. Con loro hanno operato in solido altre tre persone parenti dell'uomo arrestato sono stati sottoposti a divieto di dimora nel comune di Latina.

Le indagini condotte dalla Polizia di Stato

Le indagini sono state condotte dagli agenti della Questura di Latina con l'ausilio dei colleghi del Commissariato di P.

S. di Fondi,, coordinate dal gip del Tribunale di Latina. Dalle indagini è emersa l'estrema condizione di sfruttamento dei braccianti agricoli provenienti dall'est europeo, con la presenza anche di diversi italiani. I lavoratori, impiegati nelle terre di proprietà dei due imprenditori agricoli, lavoravano per turni massacranti di almeno 10 ore al giorno. Dalle stime dei poliziotti, sono stati impiegati almeno un centinaio di operai nelle diverse turnazioni. I braccianti viaggiavano ammassati dentro dei furgoni per essere condotti sul luogo di lavoro presso le tenute agricole, attualmente una modalità molto a rischio in questi tempi di possibile esposizione al contagio da Covid-19.

La denuncia di un lavoratore di nazionalità indiana ha fatto partire la procedura investigativa

Questo ennesimo episodio di sfruttamento illegale nelle campagne della provincia pontina è venuto fuori grazie alla denuncia di un bracciante di nazionalità indiana, un uomo privo sia del permesso di soggiorno e del conseguente contratto di lavoro.

L'indiano ha raccontato agli investigatori di essere stato sottoposto a diverse vessazioni che lo avrebbero messo nelle sue mansioni lavorative quasi in condizioni di schiavitù. La nota della Questura ha evidenziato "lo stato di bisogno dei braccianti, alcuni dei quali clandestini e per la maggior parte extracomunitari", i quali, pur essendo "disposti a lavorare in condizioni disagevoli e totalmente ignari delle normativa italiana a presidio dei loro diritti", hanno firmato dei contratti capestro.

Infatti gli operai venivano pagati con meno di quattro euro al giorno. Per questo motivo sono state formulate ai due coniugi le accuse di intermediazione illecita e di sfruttamento del lavoro, nonché di violazioni al testo unico delle leggi sull'impiego di manodopera straniera. Nel corso della operazione, oltre a sequestrare le due aziende di proprietà della coppia, operante da anni nel settore vivaistico e ortofrutticolo, è stata ritrovata e sequestrata anche una scacciacani. Per le altre tre persone coinvolte, che avevano il compito di controllare e di agire per nome e per conto degli imprenditori come autentici "caporali" spesso minacciando anche i lavoratori, sono stati sottoposti a divieto di dimora nel comune di Latina. Grande soddisfazione è stata espressa, per l'esito positivo del caso, dall'assessore regionale al Lavoro Claudio Di Berardino e dal Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Teresa Bellanova.