Colpi di arma da fuoco in seguito all'uccisione del giovane 17enne Nicholas Di Martino. Per l'azione criminale sono stati sottoposti a fermo di polizia ben quattro persone, risultate tutte parenti della vittima, ovvero suoi cugini. Tra di loro vi sono anche i figli di Nicola Carfora, boss di camorra già condannato alla pena dell'ergastolo. Secondo l'autorità giudiziaria che indaga sulla vicenda, i quattro si sarebbero resi responsabili del reato di tentato omicidio ai danni di Salvatore Pennino, 20 anni, incensurato, la cui auto fu assediata di colpi d'arma da fuoco circa un'ora dopo la morte di Di Martino.

Il racconto dei fatti

Volevano dargli una punizione e così hanno pensato bene di sparare contro l'amico del ragazzo, accusato di aver tolto la vita a Nicholas Di Martino. È bastato uno stretto legame di amicizia per essere scelto come bersaglio di un gruppo di ragazzi intenzionati a vendicare, a modo loro, la morte del 17enne di Gragnano, nella Città Metropolitana di Napoli. Un agguato camorristico, secondo l'accusa, ai danni di Salvatore Pennino, a cui hanno sparato per ritorsione in quanto colpevole di essere troppo vicino a Maurizio Apicella, il figlio del boss di camorra che ha causato la morte del minorenne. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata, sono condotte dai militari dell'Arma dei carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, congiuntamente agli uomini del commissariato di Pubblica Sicurezza della polizia di Stato.

Le indagini

A firmare l'ordinanza di fermo di polizia è stato il pubblico ministero Giuseppe Cimmarotta, in forza alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Secondo la magistratura, infatti, la sparatoria rappresentò una vendetta contro il 'gruppo' di Ciro Di Lauro e Maurizio Apicella, i due ragazzi rispettivamente di 21 e 18 anni incolpati di aver colpito con un fendente Nicholas Di Martino, causandone la morte, e di aver gravemente ferito Carlo Langellotti, cugino di Nicholas.

I fatti sarebbero accaduti nella notte tra domenica 24 e lunedì 25 maggio scorsi nel comune di Gragnano. In seguito all'ordinanza del gip, i quattro arrestati sono stati tradotti presso la casa circondariale penitenziaria di Secondigliano, in attesa della convalida del fermo. Uno dei quattro sottoposti al fermo di polizia è Giovanni Carfora, figlio di Nicola detto 'O' fuoco', con precedenti di polizia, volto noto del calcio dilettantistico campano: è, infatti, un giocatore in forza al Pomigliano Calcio, società militante nel campionato regionale di Eccellenza campana.