Franco Cataldo, uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bimbo disciolto nell'acido per ordine di Giovanni Brusca, potrà beneficiare dei domiciliari. L'uomo, oggi 85enne, è malato e, in carcere, potrebbe contrarre il Covid-19. La decisione del giudice di sorveglianza del tribunale sta sollevando indignazione e polemiche.

Ai domiciliari il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo

Dall'inizio del'emergenza sanitaria, 370 pericolosi detenuti (tra i quali diversi mafiosi) sono finiti agli arresti domiciliari per motivi di salute. Tra di loro c'è anche Cataldo Franco, il carceriere di Giuseppe Di Matteo.

Lo scorso 28 aprile, l'ergastolano originario di Gangi (in provincia di Palermo) ha lasciato il carcere milanese di Opera, dov'era detenuto, ed è potuto rientrare nella sua abitazione di Geraci Siculo (piccolo comune alle porte del capoluogo siciliano).

Franco, oggi 85enne, ha gravi problemi di salute e in carcere, secondo i giudici che hanno scelto di applicare in suo favore le norme contenute nel decreto "Cura Italia", potrebbe contrarre il Covid-19. Per lo stesso motivo, solo poche settimane fa, il Tribunale di Sassari aveva concesso gli arresti domiciliari a Pasquale Zagaria, esponente di spicco del clan di Casal di Principe sottoposto al regime di 41 bis.

L'omicidio di Giuseppe Di Matteo

L'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo è una delle pagine di Cronaca Nera più agghiaccianti della storia italiana.

Giuseppe era figlio di Santino Di Matteo (all'anagrafe Mario Santo Di Matteo), detto “Mezzanasca”, pentito di mafia e collaboratore di giustizia.

Come ricostruito in sede processuale, il ragazzo, 12enne all'epoca dei fatti, venne rapito il 23 novembre 1993 mentre si trovava in un maneggio di Piana degli Albanesi. I sequestratori, che agirono su ordine di Giovanni Brusca, si presentarono al piccolo travestiti da poliziotti e gli fecero credere che lo avrebbero accompagnato in carcere dal padre.

I familiari - che sporsero denuncia di scomparsa solo il 14 dicembre - compresero subito che Giuseppe era stato preso per convincere il padre Santino a ritrattare le sue rivelazioni relative alla strage di Capaci e all'uccisione dell'esattore Ignazio Salvo. Per tutto il 1994, il ragazzino, venne spostato tra le campagne siciliane e affidato a diversi carcerieri.

Tra questi c'era anche Cataldo Franco che, in estate, lo tenne per circa 2 mesi nel suo capanno delle olive. Giuseppe Di Matteo, sempre per ordine di Brusca, venne strangolato e poi disciolto nell'acido nitrico dopo 25 mesi di prigionia . Il corpo del piccolo non fu mai trovato e, al termine di un lunghissimo iter giudiziario, nel 2012, oltre a Franco, vennero condannati all'ergastolo per sequestro e omicidio, anche Giovanni Brusca, Enzo Salvatore Brusca, Leoluca Bagarella, Matteo Messina Denaro, Salvatore Benigno, Francesco Giuliano, Luigi Giacolone e Giuseppe Graviano.