Il Brasile guidato dal presidente conservatore Jair Bolsonaro prosegue la battaglia contro l'interruzione volontaria della gravidanza. Nel dettaglio, il ministero della Sanità brasiliano - venerdì 28 agosto - ha emanato nuove disposizioni in materia di aborto, dopo le numerose polemiche scaturite in seguito all’interruzione di gravidanza ottenuta da una bambina di 10 anni, presumibilmente abusata da suo zio. Per le donne vittime di violenza diventerà sempre più difficile abortire, dovendo prestarsi ad un iter mirato a scoraggiare tale pratica.
Il decreto nel dettaglio
In Brasile l’interruzione di gravidanza era consentita soltanto in determinate condizioni, ovvero in caso di violenza carnale, di pericoli per la salute della madre dovuti ad eventuali complicanze nel corso della gravidanza, o di gravi problemi congeniti del feto.
Tuttavia, a partire dal 28 agosto, sono state disposte altre precauzioni che ostano alla concessione dell’interruzione di gravidanza in caso di abusi: la donna sarà obbligata, infatti, a raccontare nei dettagli le dinamiche dello stesso, senza assistenza da parte di psicologi, e sarà sempre messa al corrente delle ripercussioni giudiziarie a cui dovrà far fronte nel caso non riuscisse a fornire prove sufficienti sulla violenza subita.
Inoltre il personale medico sarà obbligato a mostrare l’embrione o il feto, tramite ecografia, alla donna richiedente l'aborto, in modo tale da indurre nella stessa dei ripensamenti. Infine, anche in mancanza del consenso della vittima, il crimine sarà sempre segnalato alla polizia.
Il Brasile e gli abusi sulle minori
Questa decisione è nata in seguito alle innumerevoli proteste, guidate dalle autorità religiose e dagli esponenti dell’estrema destra, generate dall’aborto concesso ad una bambina di 10 anni, presumibilmente abusata da suo zio.
In questo particolare episodio l’accesso all’interruzione di gravidanza era stato inizialmente negato alla bambina, nel suo stato di nascita a Espirito Santo, per poi esser eseguito all’ospedale di Recife, circondato da schiere di manifestanti in protesta.
Il governo brasiliano, che con questo provvedimento conferma la propria direzione conservatrice, deve tuttavia fare i conti con una realtà dei fatti sempre più drammatica: secondo i dati forniti nel 2019 dal dipartimento di pubblica sicurezza brasiliano, e riportati dal quotidiano francese Le Monde sabato 29 agosto, in media sei bambine, tra i 10 e i 13 anni, abortiscono ogni giorno e quattro bambine, sempre tra i 10 e i 13 anni, vengono abusate ogni ora.
Inoltre, nel 76% dei casi, le violenze sarebbero perpetrate da un membro della famiglia vicino alla vittima.
L’opposizione si fa sentire
Ad alzare la voce, dopo le ultime mosse del governo brasiliano, ci pensano i membri dell’opposizione di estrema sinistra, come testimoniano le dichiarazioni di Jandira Feghali, deputata del PCdoB (Partito Comunista del Brasile): “Presenterò un progetto di legge per bloccare il decreto, che è un ostacolo per l’accesso all’aborto legale e rappresenta una violenza psicologica contro le donne”. Un messaggio che si è concretizzato nella presentazione, da parte di 16 deputati, di un appello a Michelle Bachelet, rappresentante dei diritti umani all’ONU, la quale viene invitata ad intervenire a salvaguardia dei diritti delle donne.
🛑 Atenção! Protocolei agora na Câmara o PDL 381 pedindo para sustar a portaria de hoje do Ministério da Saúde que dificulta a realização do aborto legal e ainda prevê constrangimento e violência psicológica à mulher.
— Jandira Feghali 🇧🇷🚩 (@jandira_feghali) August 28, 2020