Kamala Harris, eletta vicepresidente degli Stati Uniti d’America, sarà anche la prima donna a ricoprire tale carica. E non è certo il solo primato ad aver raggiunto negli anni, come testimonia la sua ricca carriera politica, cominciata nel 1990, e contrassegnata da forti prese di posizione a favore delle minoranze, dell'ambiente, contro la pena di morte, e a difesa dei diritti LGBT.

Gli inizi di carriera

Il nuovo volto giovane della Casa Bianca, già definita nel lontano 2015 dallo Washington Post come “l’Obama al femminile”, condivide con l’ex presidente americano una storia famigliare frutto di fusione tra diverse realtà: suo padre, di origine giamaicana, divenuto professore d’economia all’università di Stanford, e sua madre, immigrata di origine indiana, divenuta specialista di cancro al seno.

L’esser figlia di due immigrati ha avuto un forte impatto nello sviluppo della sua vocazione politica, in particolare nei temi che riguardano la difesa dei diritti delle minoranze, come afferma la stessa Harris all’interno della sua autobiografia, pubblicata nel gennaio 2019, dal titolo “The Truths We Hold. An American Journey". In questo libro la Harris spiega l’importanza delle sue radici e l’influenza positiva datale da suo padre, che l’ha sempre incoraggiata a correre più forte che poteva nonostante le difficoltà, e da sua madre, che le ha infuso l’orgoglio per l’appartenenza ad una minoranza, un dettaglio che Kamala Harris non dimentica mai di rimarcare, rivendicando con fierezza il suo essere di colore.

Dopo la specializzazione in scienze politiche, la Harris ha coronato con successo la sua prima esperienza elettorale, diventando nel 2004 la prima procuratrice distrettuale di colore della California, ed in particolare a San Francisco, con una campagna improntata sul ridurre il ricorso alla pena di morte e all’assegnazione dell’ergastolo solo per i crimini più violenti.

Nei successivi sei anni consolida la sua posizione politica occupando il posto di procuratore della California.

Posizioni politiche

Il passo successivo compiuto da Kamala Harris è stato quello di conquistare un seggio al senato nel 2016, poco dopo l’elezione di Donald Trump, distinguendosi immediatamente per il polso fermo con cui ha condotto, nel febbraio 2017, gli interrogatori di Jeff Session, ex ministro della giustizia, del quale ha reclamato le dimissioni per le presunte relazioni con un ambasciatore russo; di Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, nel marzo del 2018, e soprattutto di Rod Rosenstein, vice procuratore generale degli USA, sul ruolo svolto da quest'ultimo nel licenziamento di James Comey, direttore dell'FBI, condotto con una veemenza tale da indurre il senatore John McCain ad interromperla.

Oltre a ciò la Harris non ha fatto mai mancare il suo supporto alla comunità LGBT, sia attraverso la partecipazione annuale al Pride, sia attraverso delle prese di posizione a livello istituzionale come quando, a titolo di procuratore generale della California, si è rifiutata di difendere l’ambigua "Proposition 8", relativa al divieto delle unioni civili. Nel corso della sua carriera da senatrice ha inoltre espresso la sua vicinanza alle persone transgender sostenendo, nel gennaio del 2019, l”equality act”, un progetto di legge volto a condannare qualsiasi forma di discriminazione sulla base dell’identità di genere, un vero punto fermo per la più generale lotta contro l’omofobia e la transfobia.

All’interno del suo programma politico un posto centrale è riservato alla difesa dell’ambiente, come testimoniato dalle sue battaglie contro i grandi produttori di petrolio, ed in particolare contro la pratica del “fracking” (sistema di perforazione del terreno mediante abbondanti flussi d’acqua, che può comportare dei rischi a livello sismico). Le sue idee sull’ambiente, in netto contrasto con quelle dell’ex presidente Trump, l’hanno portata a sponsorizzare nell’agosto del 2020 il “Climate Equity Act”, un progetto di legge che per la prima volta pone l'accento su come le conseguenze del cambiamento climatico e dei disastri naturali siano più nefaste per le classi più povere, vista la loro maggior vicinanza ad aree prossime ad industrie inquinanti e a periferie abbandonate.

Al netto di questa forte disparità il "Climate Equity Act" ha come scopo la formazione di un ufficio per la responsabilità di giustizia ambientale e climatica in seno all’esecutivo, all'interno del quale potrebbero sedere i rappresentanti delle comunità più colpite, in modo da mettere in evidenza il loro punto di vista.

Al fianco di Biden

Una successiva svolta nella sua storia politica è avvenuta il 21 gennaio 2019 quando la Harris ha annunciato la propria candidatura alle primarie democratiche, trovando inizialmente numerosi consensi. Tuttavia, a dicembre dello stesso anno, è stata costretta a ritirarla per mancanza di fondi. Nonostante le frizioni durante la campagna per le primarie democratiche, la Harris è stata scelta da Joe Biden come candidata alla vicepresidenza degli USA, vincendo la concorrenza di Susan Rice ed Elizabeth Warren, l’11 agosto del 2020.

Nelle settimane che hanno preceduto l’elezione, Kamala Harris ha continuato a distinguersi per la propria fermezza, come dimostrato dal noto dibattito televisivo avvenuto l’8 ottobre, che l’ha vista opporsi a Mike Pence, il candidato alla vicepresidenza dalla parte di Trump. Nel corso dello stesso l’ex procuratrice, pretendendo rispetto dal proprio avversario, accusato di interromperla sistematicamente, ha sollevato le proprie perplessità sulla gestione della pandemia da parte dell’amministrazione di Trump, sulla guerra commerciale contro la Cina, concludendo con lo scoop riportato dal New York Times relativo alle tasse non pagate da Trump durante la sua presidenza. Il 7 novembre, a seguito dell’elezione di Joe Biden alla carica di 46° presidente degli USA, è salita sul palco di Wilmington nel Delaware, rimarcando l’importanza storica del traguardo da lei raggiunto: “Stasera penso a tutte le donne, quelle che hanno lottato per avere il diritto di votare e quelle che oggi votano e continuano a lottare per farsi ascoltare.

Ogni bambina, ragazza che stasera ci guarda vede che questo è un paese pieno di possibilità. Il nostro paese vi manda un messaggio: sognate con grande ambizione, guidate con cognizione, guardatevi in un modo in cui gli altri potrebbero non vedervi. Noi saremo lì con voi”. Alle sue parole fanno seguito quelle dello stesso Joe Biden, riferite alla sua vicepresidente: “Non ditemi che negli Stati Uniti c’è qualcosa di impossibile”.