Ha perso la vita davanti agli occhi del padre, durante uno dei suoi primi lanci in solitaria col parapendio, nelle campagne di Domodossola.

Kjara Alejandra Bottini, annegata a soli 17 anni, era una ragazza sportiva, amante della corsa – in particolare del mezzofondo – e del volo. Di madre boliviana, abitava con la famiglia a Verbania e frequentava il liceo scientifico. Domenica 23 agosto si era recata insieme al papà, come ogni settimana, presso il monte Lusentino, località frequentata da tanti appassionati di lancio. Ma qualcosa deve essere andato storto durante le fasi di atterraggio: la ragazza è finita in un canale, con ogni probabilità per una manovra errata o forse per qualche problema nel funzionamento del parapendio.

La passione della 17enne per il parapendio

Come ogni domenica Kjara è partita all’alba da casa sua insieme al padre che la seguiva assiduamente in questa sua grande passione. Quindi ha caricato tutta l’attrezzatura necessaria nell’automobile del genitore e, vista la bella giornata, insieme ad altri due amici ha deciso di provare a lanciarsi col parapendio dalla località Alpe Torcelli, sul monte Lusentino.

La 17enne da pochi mesi aveva terminato il corso di volo ed era riuscita ad ottenere il brevetto con il massimo dei voti. Quello di domenica doveva essere uno dei suoi primi lanci in solitaria: per questo la giovane ha controllato ogni minimo dettaglio, verificando che le vele e l’intero paracadute fossero in perfetto ordine.

Quindi si è lanciata per prima, dopo aver salutato il padre, che l’avrebbe aspettata nel campo di atterraggio, un grande prato in frazione Siberia a Domodossola, utilizzato da tutti coloro che in zona praticano il parapendio.

La ricostruzione dell’incidente col parapendio

Dopo alcuni minuti Kjara sarebbe dovuta arrivare nel prato, che è stato intitolato a Geo Chavez, il primo pilota che è stato capace di trasvolare le Alpi; però non è mai giunta a destinazione.

Infatti le correnti d’aria, forse in seguito a una manovra non corretta, hanno allontanato il parapendio della ragazza dalla rotta di atterraggio, fino a un chilometro più a sud, verso Villadossola, nell’area del Laghetto dei Sogni.

Secondo quanto riferisce Repubblica alcuni testimoni hanno riferito che la vela si sarebbe improvvisamente chiusa.

Comunque la giovane è riuscita ad aprire il paracadute d’emergenza e ha anche provato invano a chiedere aiuto. Tuttavia è atterrata nelle acque gelide di un canale profondo due metri, gestito dall’Enel, che conduce alla vicina centrale elettrica. La 17enne è rimasta impigliata con le corde del parapendio in una grossa pianta caduta, che da tempo era finita nel canale. A dare l’allarme per primo è stato il padre di Kjara, che ha assistito all’incidente. I vigili del fuoco, intervenuti sul posto, hanno recuperato il corpo della vittima, quando ormai non c’era più nulla da fare. Ripescate anche le corde e l’imbragatura del parapendio, mentre la vela, portata via dalla corrente, è stata rinvenuta a diverse centinaia di metri di distanza.

Il racconto dell’istruttore di parapendio di Kjara

La polizia di Domodossola indaga per chiarire le cause dell’incidente, insieme alla procura di Verbania. Il Corriere della Sera ha ascoltato a riguardo Andrea Sgaria, l’istruttore di Kjara nel corso per ottenere il brevetto di volo. L’uomo, subito dopo l’incidente, è tornato al campo di atterraggio frequentato dai suoi allievi per capire cosa fosse successo alla ragazza. “La vela che aveva scelto era sicura – ha spiegato ai giornalisti – Kjara era preparata, professionale e molto scrupolosa”.

L’istruttore non riesce a capire cosa possa non aver funzionato, visto che anche le condizioni meteorologiche erano favorevoli per potersi lanciare. La 17enne era una tra le più giovani a utilizzare il parapendio in zona ed era orgogliosa di questo suo primato. Tuttavia si era molto esercitata negli ultimi mesi, arrivando a superare l’esame brillantemente: per questo motivo nessuno riesce ancora a capire cosa possa essere andato storto durante il lancio.