Tragedia all'isola di Tavolara, nella parte nord-orientale della Sardegna. L’alpinista 67enne Giuliano Stenghel, molto conosciuto nell'ambiente, è morto nella mattinata di venerdì 14 agosto, precipitando durante una scalata in solitaria, probabilmente dal punto in cui termina la Via Ferrata degli Angeli. Il corpo dell’uomo avrebbe urtato più volte contro le pareti di roccia, prima di finire in mare. Stenghel, chiamato dagli amici scalatori semplicemente Sten, pur essendo originario di Villa Lagarina, comune nei pressi di Rovereto in Trentino, era da tempo un appassionato frequentatore della Sardegna, dove aveva preso casa a Porto San Paolo, località di villeggiatura che si trova proprio di fronte a Tavolara, un'isola che raggiunge un’altezza di oltre 500 metri dal mare nella zona di Punta Cannone, con pareti di 300 metri a picco sull’acqua, molto apprezzate dagli scalatori di tutta Europa.
Si sospetta che un malore improvviso abbia colto Stenghel durante l’arrampicata
Secondo le prime ricostruzioni Stenghel si sarebbe recato da solo a Tavolara per un’arrampicata nelle prime ore della mattina di venerdì. Non si conoscono ancora le dinamiche dell’incidente: verso le 11:30 l’alpinista sarebbe precipitato nel vuoto. Tutte le circostanze lasciano pensare a un improvviso malore durante l’escursione: infatti lo scalatore era allenato e molto esperto. Stenghel conosceva molto bene le pareti dell’isola, dove aveva lui stesso aperto molte vie. A dare per primi l’allarme sono stati alcuni subacquei impegnati in una serie di immersioni, che hanno visto il corpo in mare, nei pressi dell’area di Punta La Mandria.
Inizialmente non è stato possibile identificare Stenghel
Immediatamente sono scattati i soccorsi: i resti di Stenghel sono stati ripescati da una motovedetta della capitaneria di porto di Olbia, allertata via radio dall'imbarcazione utilizzata dai subacquei. Inizialmente non era stato possibile identificare lo scalatore deceduto, perché non aveva con sé alcun documento, ma indossava solamente qualche capo adatto alle escursioni.
Inoltre l’impatto con le rocce aveva reso difficoltoso anche il riconoscimento del volto della vittima. Ma, alcune ore dopo l’incidente, si è potuto dare un nome all'uomo precipitato, quando i familiari dell’alpinista, allarmati perché non avevano più sue notizie da ore, si sono recati dalle forze dell’ordine per denunciarne la scomparsa.
Della vicenda, che presenta ancora diversi punti oscuri, si sta interessando anche la Procura di Tempio Pausania.
Stenghel era considerato un alpinista molto esperto
Giuliano Stenghel frequentava da anni quelle pareti a picco sul mare, sulle quali aveva aperto numerose vie di scalata accessibili direttamente dall'acqua. Considerato come un maestro del friabile, nel 1978 era diventato istruttore nazionale di alpinismo del Cai, mentre da qualche anno era istruttore emerito. Era molto attivo nel sociale, attraverso l’associazione Serenella, che portava il nome della prima moglie scomparsa prematuramente: si tratta di un’organizzazione attiva soprattutto nei progetti rivolti ai più piccoli. Tra le iniziative da lui promosse nel corso del tempo, va ricordato il corso di alpinismo per ragazzi tossicodipendenti.
Aveva scritto diversi libri e racconti sulla sua passione, ed era stato protagonista di un film prodotto dalla Rai, Il salto delle streghe, mentre nel 1998 aveva realizzato da solo un cortometraggio, Il Bimbo. Ritenuto uno dei migliori rocciatori italiani, nel corso degli anni aveva aperto oltre 200 vie di grande difficoltà, anche a Tavolara, lo “scoglio in mezzo al mare” che lo aveva completamente catturato con la sua bellezza.