A distanza di pochi giorni dal nuovo Dpcm varato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e a poche ore dallo scattare del coprifuoco notturno in Lombardia, Campania e Lazio, il dottor Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell'ospedale Luigi Sacco di Milano, torna a parlate di Coronavirus nel corso di un intervento nel programma televisivo Agorà condotto da Luisella Costamagna su Rai 3.

L'infettivologo non si nasconde dietro ad un dito esprimendo, senza mezzi termini, tutta la sua preoccupazione connessa all'aumento esponenziale del numero di contagi da coronavirus in Lombardia, con particolare riferimento alla città di Milano.

Proprio ieri la città meneghina ha fatto registrare un numero di nuovi contagiati pari a 753 a fronte di un dato regionale, reso noto dalla protezione civile nel consueto bollettino giornaliero, di ben 4125 casi positivi accertati.

Galli parla di una battaglia di Milano da covid-19

"A marzo temevo moltissimo la ‘battaglia di Milano', ora stiamo per averla", così il professore milanese ha annunciato tutta la sua preoccupazione, nella puntata mattutina di Agorà, relativamente al balzo della curva dei contagi registrato nel capoluogo lombardo governato dal presidente Attilio Fontana. La battaglia scongiurata grazie all'imminente lockdown disposto nella scorsa primavera - ha spiegato l'infettivologo - potrebbe ricomparire nel giro di qualche settimana scatenando una seconda forte ondata.

Le cause del dilagare dell'infezione nella città della Madonnina, fa sapere Galli, andrebbero ricercate nella ripresa di numerose attività dopo l'allentamento del lockdown e nel fatto che la città di Milano ha molta più gente suscettibile a infettarsi, "essendo inoltre una città metropolitana in cui le persone si sono mosse in maniera intensiva d’estate".

I dati sul covid-19 evidenziati dall'infettivologo

Il dottore torna, poi, a parlare di dati. Durante il lockdown, secondo quanto affermato, la percentuale delle persone infette dai trenta ai cinquant'anni si aggirava intorno al 7-8% a fronte di un dato del 40% riscontrato nella sola città di Bergamo. La paura che l'infezione assuma una portata dilagante - ha chiosato il direttore - si pone come un problema che trova riscontro nella realtà a testimonianza di quello che sta accadendo negli ospedali.

A tal proposito non manca l'accenno al personale ospedaliero preparato ma, secondo il medico, insoddisfatto dalla sospensione di alcune attività importanti generando così disservizi nell'assistenza.

Galli ed il nodo dei trasporti

L'infettivologo è apparso ulteriormente critico per il modo in cui è stato affrontato il nodo riguardante la gestione dei trasporti pubblici locali. Sulla problematica, costantemente evidenziata dai cittadini, Galli ha le idee chiare: "Si doveva fare di più e si doveva fare meglio". La soluzione per evitare ingorghi sui mezzi pubblici, stando alle parole del medico, sarebbe da attuare attraverso la previsione di entrate al lavoro scaglionate, oltre alla presa di coscienza della necessità dello smart working e, sul fronte istruttivo, della didattica a distanza.

La questione ruota proprio attorno agli spostamenti - ha precisato il dottore - anche per quelli che riguarda la scuola e gli incontri fra gli studenti, da cui hanno avuto origine diversi focolai sparsi sul territorio nazionale.