Un minorenne ha confessato di essere stato lui a sferrare il pugno che ha ridotto in coma Giuseppe Pio D'Astolfo, 18 anni. L’autore del gesto violento sarebbe un ragazzo 13enne, già denunciato per l’aggressione, che nella serata di mercoledì 21 ottobre si è presentato spontaneamente dai carabinieri, insieme al suo difensore, Vincenzo Menicucci, per parlare di ciò che sarebbe accaduto nella serata di sabato 17, presso l’ex stazione Sangritana di Lanciano, in provincia di Chieti. Il ragazzo, nella mattinata di giovedì, ha raccontato la propria versione dei fatti: “Mi sono sentito minacciato – avrebbe spiegato il 13enne ai militari dell’Arma – quindi ho reagito tirando un pugno a quel ragazzo che è caduto a terra”.

Altri quattro ragazzi hanno aggredito Giuseppe insieme al 13enne

Nelle ore precedenti, i carabinieri avevano identificato il gruppo di cinque ragazzi, ritenuti i responsabili dell’aggressione, tra cui il 13enne che, con un pugno alla testa, avrebbe ferito gravemente Giuseppe. Non è stato ancora dimostrato che sia stato usato un tirapugni per provocare le lesioni alla vittima anche se, vista l’entità dei danni riportati, questa circostanza appare molto probabile. Tutti i denunciati appartengono allo stesso gruppo familiare: si tratta di due minorenni di 14 anni e due giovani più grandi, rispettivamente di 18 e 30 anni. Nelle ultime ore i militari dell’Arma, guidati dal maggiore Vincenzo Orlando, stanno cercando di chiarire tutti i dubbi sull’accaduto, ricostruendo il ruolo avuto nella rissa da ciascuno dei sospettati.

Dopo aver ascoltato le dichiarazioni del 13enne, i pm della procura di Lanciano hanno fatto scattare diverse perquisizioni, durante le quali sono stati sequestrati i telefonini di tutti gli indagati e di alcuni tra i loro famigliari, per verificare quanto raccontato dal ragazzo agli inquirenti.

La testimonianza della ragazza di Giuseppe, che non avrebbe visto il 13enne

Anche la fidanzata di Giuseppe, 17 anni, è stata ascoltata dai carabinieri: la giovane ha spiegato che, nonostante sabato 17 ottobre ci fossero un centinaio di persone all’ex stazione Sangritana, nessuno avrebbe fatto nulla per proteggere dall’aggressione il 18enne che, dopo aver ricevuto un pugno alla tempia sinistra, è finito in coma farmacologico all’ospedale di Pescara.

“Nessuno l’ha aiutato”, avrebbe detto la ragazza, aggiungendo di essere rimasta da sola a soccorrerlo e, in seguito, ad accompagnarlo a casa, dove si sarebbe sentito nuovamente male, tanto da accasciarsi per terra. Inoltre la 17enne ha chiarito di essere giunta sul posto troppo tardi, riuscendo solo a intravederlo nell'esatto momento in cui finiva sul pavimento, mentre tutti i presenti urlavano e scappavano via.

Dopo l’aggressione da parte del 13enne e dei suoi complici tutta la famiglia si è stretta intorno a Giuseppe

La fidanzata di Giuseppe Pio ha spiegato come il giovane, nonostante le due ferite alla testa e un gonfiore che andava aumentando col passare dei minuti, avesse riaperto gli occhi subito dopo l’aggressione.

Successivamente i due erano andati a casa del ragazzo: lì, con un amico, la minorenne aveva chiamato il 118. Oltre a lei, anche il resto della famiglia è rimasto vicino al 18enne in questi giorni, in attesa del suo risveglio dal coma indotto. A vegliare su di lui c’è pure la sorella Sara, che ha raccontato di come Giuseppe avesse invitato il gruppo del 13enne a calmarsi, proponendo perfino di bere qualcosa insieme. Tuttavia il “gigante buono” non è stato ascoltato dai suoi assalitori.