L'inizio del 2021 si avvicina. L'Italia saluterà il nuovo anno con la consapevolezza che sta per arrivare anche il momento delle vaccinazioni e per cercare un po' di luce in fondo al tunnel del Coronavirus. Le dosi del vaccino contro la Covid arriveranno inizialmente in quantità limitate e saranno destinate a categorie come gli operatori del settore sanitario e delle Rsa. Poi, però, arriverà il momento di iniziare la distribuzione della popolazione e, al momento, i primi destinatari sembrano essere i soggetti più fragili.

Ci si interroga perché, considerata la loro intensa attività sociale, non si parta dai giovani che rischiano di far correre più veloce la malattia.

A dare una spiegazione alla questione è stato il virologo dell'Università di Milano Fabrizio Pregliasco. Quest'ultimo, ospite del programma Tagadà di La 7, ha inteso puntualizzare come al momento non si è certi del fatto che il vaccino dia immunità sterilizzante. Fino a quando non ci saranno i dati relativi a questo aspetto le categorie più a rischio, a suo avviso, dovrebbero avere priorità nella ricezione del vaccino.

Vaccino coronavirus, Pregliasco spiega perché i giovani sarebbero i primi solo a certe condizioni

Scuole, ma anche attività sportive di gruppo, momenti di convivialità e movida. Sono tutte situazioni che afferiscono soprattutto al mondo giovanile e che, negli ultimi mesi, sono state spesso ritenute potenziali occasioni di contagio.

Parte proprio questo presupposto l'idea che i giovani possano, in qualche modo, diventare la categoria che, per prima, dovrebbe ricevere il vaccino. Tuttavia, con le informazioni note alla scienza in questo momento la strada da prendere è un'altra.

"Se il vaccino - ha spiegato Pregliasco - sarà dimostrato che è sterilizzante, cioè la persona che lo assume non si può contagiare e non diffonde la malattia, l'idea di vaccinare i giovani ci sta".

Vaccino: Pregliasco auspica una vaccinazione molto estesa

Al momento non si sa, però, se il vaccino dia immunità sterilizzante. "Gli studi - precisa il virologo - che sono stati presentati dimostrano che il vaccino riduce la possibilità di sviluppo della malattia nel soggetto vaccinato. Vedremo i dati aggiuntivi, ma in questo momento si è scelto di proteggere chi è più fragile e chi più rischia".

L'arrivo del vaccino in Italia non scriverà subito la parola fine all'incubo coronavirus. Serviranno mesi affinché si arrivi ad una consistente fetta di popolazione vaccinata che consenta di arrivare all'immunità di gregge. Per molti bisognerà aspettare la fine del 2021 per abbassare un po' la guardia, ma la "conditio sine qua non" è che tante persone decidano di vaccinarsi.

"Ci vuole - ha precisato Pregliasco - un meccanismo di comunicazione. Quello che mi preoccupa e temo è l'adesione. Tutta quell'annuncite che c'è stata, tutta quella discussione dei retropensieri no-vax che emergono potrebbero danneggiare il risultato della campagna vaccinale che vorremmo molto estesa".