A Ragusa è giunto a una svolta il caso del neonato abbandonato. Giusto un mese fa, il piccolo, ribattezzato in ospedale Vittorio Fortunato, era stato trovato in un sacchetto tra i rifiuti nelle vicinanze di una macelleria alla periferia della città. Proprio il macellaio aveva fatto la segnalazione alla sala operativa della Questura, sostenendo di averlo trovato casualmente. Ora però l'uomo, presunto padre, è stato arrestato: sarebbe stato proprio lui ad abbandonare il neonato per poi realizzare una messinscena.

Ragusa, la ricostruzione del caso

Lo scorso 4 novembre, il titolare di una macelleria sita in via Saragat chiama la polizia: denuncia di aver trovato un neonato in un cassonetto poco distante dal suo locale.

Agli agenti delle volanti giunti sul posto, riferisce che si è avvicinato al contenitore della raccolta differenziata, richiamato da gemiti. In un primo momento, ha creduto potesse essere un animale, ma aprendo un sacchetto fa una scoperta che lo sconvolge: contiene un bambino appena nato. Il piccolo, avvolto in una coperta, ha il cordone ombelicale ancora attaccato. Viene soccorso, portato all'ospedale Giovanni Paolo II e posto subito in terapia intensiva. Grazie alle cure di medici e infermieri, è salvo. Dopo un mese di indagini della Squadra Mobile, il commerciante di 59 anni è accusato di abbandono di minore. Si è scoperto che è l'ex compagno della mamma del piccolo. Sarebbe stato dunque lui ad aver abbandonato il bambino, per poi inscenare il ritrovamento.

Ragusa, chiesta la prova del Dna

Il macellaio posto agli arresti domiciliari nella sua abitazione, a disposizione della magistratura, potrebbe essere il padre del neonato. La Procura di Ragusa ha chiesto l'esame del Dna della mamma del bambino e dell'uomo per verificare se il sospetto degli inquirenti sia fondato. Ipotesi fermamente respinta da Miche Sbezzi, legale dell'indagato che conferma l'arresto e l'indagine in corso, ma spiega che proprio grazie all'intervento del suo assistito il bambino è sano e salvo.

Secondo la ricostruzione dei fatti fornita dal difensore del macellaio, l'uomo aveva una relazione con la madre del neonato, un'impiegata di 41 anni di Modica, che però non gli avrebbe mai detto di essere incinta. Con lei, anzi, l'assistito avrebbe interrotto i rapporti circa sei mesi prima. La donna lo avrebbe chiamato chiedendo di aiutarla, il commerciante sarebbe andato da lei, avrebbe preso il bambino per portarlo in ospedale, come lei gli avrebbe chiesto.

Di fronte alla situazione inattesa, la nascita di un bambino di cui non sapeva nulla, avrebbe perso lucidità e, travolto dagli eventi, avrebbe cambiato idea decidendo di non andare più all'ospedale ma al suo esercizio commerciale.

Lì, insieme a un'amica, avrebbe allertato i soccorsi. Il neonato non sarebbe mai stato abbandonato, ma sarebbe rimasto per tutto il tempo nel sedile della sua auto. Secondo Sbezzi, l'indagato avrebbe già reso piena testimonianza alla polizia alcuni giorni fa, senza nascondere nulla. Pertanto, confida che il gip revochi gli arresti domiciliari. Anche la donna, difesa dallo stesso avvocato, è stata sentita e sarebbe pentita.

Ragusa, affidato il neonato in vista dell'adozione

Vittorio Fortunato ha compiuto un mese proprio oggi: così piccolo, ha già ha una vita densa d'avvenimenti, suo malgrado. Il neonato, per un anno, è stato affidato dal Tribunale dei minori di Catania a una coppia non residente a Ragusa, in vista poi di un'adozione. Vittorio ha fatto scattare una vera e propria gara di solidarietà a Ragusa. In ospedale per lui sono stati recapitati molti doni, ed è stato aperto anche un conto corrente sul quale verranno raccolti tutti soldi a lui destinati che potrà utilizzare compiuti i 18 anni.

Il neonato avrebbe potuto essere affidato in maniera legale e senza mettere a rischio la sua vita: a Vittoria, in provincia di Ragusa, esiste una 'cullina per la vita', termoriscaldata e collegata all'ospedale, dove è possibile lasciare i neonati senza essere visti.

Si tratta di un'opzione praticabile senza incappare in alcun reato, proprio perché prevista dalla normativa del 'parto in anonimato' che assicura a tutte le donne assistenza durante il parto, garantisce l'anonimato e che il bambino lasciato nell’ospedale dove è nato, possa poi essere adottato.