"Non l'ho pagata e mi ha denunciato". A sostenerlo, pochi giorni dopo il suo arresto, avvenuto lo scorso 6 novembre, è l'imprenditore Alberto Maria Genovese. Il "Re Mida delle start-up" è in carcere con l'accusa di aver drogato e violentato, durante una festa privata nel suo attico "Terrazza Sentimento" nel cuore di Milano, una ragazza di 18 anni. Il 43enne, nelle settimane successive, è stato accusato da altre cinque giovani donne.

L'interrogatorio di Alberto Genovese

Oggi Il Corriere della Sera ha riportato stralci dell'interrogatorio di Genovese.

L'imprenditore, fondatore di tante fortunate start-up, dodici giorni dopo il suo arresto, il 18 novembre. è comparso davanti ai pm Rosaria Stagnaro e a Letizia Mannella. Nel corso dell'interrogatorio fiume, durato più di cinque ore, alternando momenti di lucidità e di confusione, Genovese ha raccontato la sua versione dei fatti. Ha provato a difendersi, ma ha anche ammesso, di aver abusato di sostanze stupefacenti e di aver avuto difficoltà a distinguere la realtà dall'immaginazione.

L'imprenditore, davanti ai pm milanesi, ha ricostruito la notte del 10 ottobre, quella dei presunti abusi. A suo dire, il rapporto sarebbe stato consenziente e la giovane gli avrebbe detto: "Dammi tremila euro e potrai fare tutto ciò che vuoi".

Genovese ha riferito di aver preso il denaro dal comodino e di averlo contato di fronte alla ragazza. "Lei, poi è andata in bagno, penso a ricontare i soldi. Ricordo che è ritornata in stanza nuda e con la borsetta mi ha fatto 'eh, eh'. Io, allora - continua Genovese - sono andato nello studio per prendere altro contante, forse una mazzetta da 10 mila euro".

Stando a quanto emerso dai verbali, l'imprenditore avrebbe offerto alla ragazza ulteriori 500 euro per farsi legare ed urlare.

Alcune ore dopo, però, al 43enne sarebbe venuto il dubbio che la ragazza fosse minorenne. "Con un cannello da cucina - ha spiegato - ho bruciato i soldi e le ho chiesto di andare via". Poco dopo, l'aspirante modella, fermando una volante della polizia, lo ha denunciato.

Per Genovese, quella sarebbe stata la "punizione per non averla pagata".

'La macchina mangiasoldi' di Genovese

Ovviamente, il racconto di Genovese è stato messo a confronto con la versione della presunta vittima e con i filmati, lunghi circa 20 ore, in possesso dagli inquirenti. Secondo l'accusa, l'imprenditore avrebbe fatto assumere una sostanza stupefacente, diversa da quella presa da lui, e dopo averla stordita, l'avrebbe abusata e non si sarebbe fermato neppure quando la giovane gli avrebbe implorato di smettere.

Genovese, che ha ammesso di avere "il cervello di un tossicodipendente", ma di aver capito la sua situazione solo dopo l'arresto, si sarebbe sentito anche usato dalle persone che lo circondavano. "Non capisco - ha affermato - se, intorno a me, ci fosse una sorta di macchina mangiasoldi e questa cosa mi fa stare male".