Nella giornata di giovedì 18 marzo la Polizia Postale ha sgominato una rete di persone ritenute responsabili di possedere e diffondere via social video e immagini ritraenti abusi e maltrattamenti ai danni di minori. L'agghiacciante scoperta è arrivata alla fine di un'indagine aperta in precedenza dalla Procura calabrese che, nelle scorse ore, ha portato all'arresto di 3 individui e all'iscrizione sul registro degli indagati di 119 persone e di un altro centinaio residenti in tutta Italia.
In totale le forze dell'ordine hanno sequestrato 230 dispositivi informatici e hanno individuato circa 28mila immagini e 8mila video dai contenuti pedopornografici.
Le indagini
Il caso era stato aperto un anno fa con il coordinamento del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del pubblico ministero Saverio Sapia in seguito a delle segnalazioni al Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online della Polizia Postale. Tutte le segnalazioni erano state raccolte tramite il circuito internazionale di cooperazione in materia di contrasto allo sfruttamento dei minori online con enti esteri e associazioni non governative.
L'indagine ha portato gli inquirenti a individuare 119 account utilizzati da altrettante persone per scambiarsi video e immagini intime ritraenti abusi a minori - tra cui anche a un neonato - e ha permesso ai militari di procedere con le perquisizioni odierne che si sono svolte in 16 regioni e 60 province.
Lombardia, Veneto e Piemonte sono le zone in cui vive la metà degli indagati mentre i 3 individui arrestati risiedono rispettivamente nei limitrofi di Imperia, Pistoia e Reggio Calabria.
Dalle prime indiscrezioni trapelate sembra che gli indagati abbiano un'età compresa tra i 18 e i 72 anni e appartengano a diversi contesti sociali; la polizia calabrese ha infatti dichiarato "l'assoluta trasversalità del fenomeno che ricomprende professionisti, studenti, disoccupati, pensionati, impiegati pubblici e privati, militari, un appartenente alle forze di polizia e una guardia giurata".
Le perquisizioni hanno portato al prelievo di cellulari, computer, tablet, hard disk, chiavette USB e altro materiale informatico che ora verrà scandagliato dagli inquirenti alla ricerca di ulteriori prove. Gli indagati e i 3 uomini arrestati rischiano ora di dover rispondere dell'accusa di abusi e violenze nei confronti di minori e di possesso e circolazione di materiale pedopornografico.
La legislazione in materia
La pedofilia online è trattata dalla legge 38 del 2006 che ha visto l'istituzione del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online quale organo del Ministero dell’Interno il cui compito è quello di coordinare le attività investigative e di prevenire e contrastare il fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori su internet.
Compito del Centro è anche quello di estendere l'indagine alle più moderne minacce in rete ai minori come il cyberbullismo, i fenomeni di autolesionismo e la dipendenza online. L'abuso e lo sfruttamento dei minori sul web è uno dei crimini più efferati del nostro ordinamento giuridico in quanto, nella maggior parte dei casi, si sviluppa su scala transnazionale tramite due importanti filoni: quello relativo ai contenuti di video e/o immagini e quello relativo ai contatti tra vittima e abusante.