Il magistrato militare William Hassani è stato assassinato in un agguato in Congo, mentre stava tornando da un vertice sulla sicurezza in cui si erano affrontate le indagini relative all'uccisione dell'ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l'autista di nazionalità congolese Mustafa Milambo.

La vicenda Attanasio si tinge di giallo

Il magistrato si chiamava Williams Mulahya Hassan Hussein, era a capo del tribunale di Rutshuru, nel Nord Kivu. Ha subito l'agguato sulla Route 2 martedì 2 marzo, la medesima strada in cui si è svolta la triste vicenda Attanasio, il 22 febbraio scorso.

Il colonnello Lumbu viaggiava insieme al magistrato ed ha riportato gravi ferite. Assani è invece morto sul colpo, così come uno degli assalitori, rimasto colpito durante il conflitto a fuoco. Pare che gli autori dell'imboscata facessero parte dell'ennesima banda criminale armata, e che avrebbero aperto il fuoco da sopra una barriera eretta da loro stessi, alla vista della jeep militare.

Hassani si era occupato, in passato, di gravi crimini quali frodi e abusi compiuti all'interno delle forze armate congolesi, ultime in ordine di tempo il processo nei confronti di un militare accusato di abusi su di una ragazza e, sempre nel 2020, per un caso di bracconaggio avvenuto nel Parco Virunga. In questa occasione Hassani aveva proceduto a condannare il colonnello Eboko e diversi suoi collaboratori dell'apparato militare a 16 mesi di reclusione.

Si tinge quindi di giallo la vicenda che ha visto l'uccisione dell'ambasciatore Attanasio, sebbene non emergano relazioni dirette, data l'impossibilità di identificare il commando di assalto.

La situazione in Congo è tragica

La situazione nell'area dell'agguato, a 20 chilometri da Kibumba, impegna e preoccupa le istituzioni locali e internazionali, coinvolgendo l'azione Politica e diplomatica.

Purtroppo gli attacchi avvengono con cadenza quasi giornaliera. La situazione è in rapida escalation negativa, tant'è che l'Onu, il 17 febbraio scorso ammoniva circa i pericoli corsi dai civili in Congo.

L'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'Onu (Unhcr) ha rivelato che nel 2020 sono stati 2.000 i civili ad aver perso la vita a causa della situazione di guerriglia che imperversa nel Paese.

Il Commissariato, inoltre, calcola che negli ultimi due anni circa cinque milioni di persone siano fuggite dalle proprie zone di origine. Il Nord Kivu, nello specifico, è una zona particolarmente soggetta ad attacchi continui, spesso seguiti da prigionie e atrocità perpetrate nei confronti della cittadinanza, da parte di gruppi armati di ribelli che l'esercito congolese fatica a reprimere e a contenere.