Avrebbero falsificato i dati sui contagi per non diventare zona rossa in Sicilia. Il 30 marzo sono stati arrestati dirigenti e funzionari del Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico, mentre l'assessore alla Salute è stato iscritto nel registro degli indagati. Sarebbero almeno 40 gli episodi di falso accertati dal mese di novembre ad oggi. Infatti l'ultima falsificazione risalirebbe al 19 marzo 2021. Gli indagati avrebbero falsificato i dati sui contagi, alterando così i numeri dei positivi al Coronavirus, nonché i tamponi refertati nel tempo.

Questi dati venivano inviati man mano all'Istituto Superiore della Sanità, al fine così di influenzare i provvedimenti da prendere relativamente alla riduzione della diffusione della malattia.

Le indagini preliminari

Questa mattina i carabinieri del Comando di Trapani e dei Nas di Palermo, coordinati dal Procuratore Aggiunto, dott. Maurizio Agnello, hanno notificato le ordinanze di misure cautelari relative agli arresti domiciliari nei confronti di funzionari e assessori con le imputazioni di falso materiale e ideologico. Le indagini dei Nas nascevano dai controlli effettuati presso un laboratorio di Alcamo, che nel mese di marzo 2020 falsificava i test, comunicando gli esiti negativi alla Regione, mentre invece erano risultati positivi.

Sono stati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dasoe, Salvatore Cusimano, funzionario della Regione, Emilio Madonia, dipendente di una società che gestisce telematicamente i dati dell'assessorato. Le intercettazioni telefoniche avrebbero confermato la falsificazione dei dati inviati all'Istituto Superiore della Sanità.

Si tratta di un disegno politico scellerato, scrive il giudice per le indagini preliminari di Trapani. I decessi e i positivi venivano dosati nel tempo per evitare che la Sicilia diventasse zona rossa, comportando la chiusura di magazzini e ristoranti.

Le intercettazioni telefoniche

Secondo le intercettazioni telefoniche, presenti nel fascicolo del pubblico ministero, Letizia Di Liberto e Ruggero Razza sarebbero coinvolti nelle indagini sui dati falsi inviati all'Istituto Superiore della Sanità.

Le intercettazioni risalirebbero al novembre 2020, allorché il Governo decideva di sottoporre a zona arancione la Sicilia. Nelle conversazioni telefoniche, indicate dal GIP nell'ordinanza di custodia cautelare, l'assessore apparirebbe amareggiato per non essere riusciti a garantire una corretta gestione dell'emergenza Covid. Avrebbe inoltre fatto notare con delusione che nessuno l'avrebbe mai tenuto al corrente della criticità affiorata da un raffronto delle informazioni della Regione Sicilia con quelli inviati dalle altre Regioni.