Sul vaccino contro il Covid l'Italia deve andare più veloce. Ne è convinto il professor Matteo Bassetti che ha spiegato il suo punto di vista nel corso della trasmissione Tagadà di La 7. Il direttore delle Malattie Infettive del San Martino di Genova ha spiegato come - secondo lui - seppur con mille difficoltà si inizia a vedere la via d'uscita.

Vaccino Covid, Bassetti: "Troppo piano coi vaccini"

Parlando di una possibile via d'uscita Bassetti ha precisato: "Sicuramente la intravediamo, ma mi pare al momento ancora veramente molto lontana. Andiamo ancora troppo piano coi vaccini.

Noi siamo oltre il quarantacinquesimo posto nella classifica mondiale per numero di vaccini per cento abitanti, al quarantaseiesimo posto secondo la classifica del Sole 24 ore. Vuol dire che non solo ci hanno superato buona parte dei paesi extra europei, ma anche all'interno della stessa Europa tanto criticata siamo quelli che vanno più lenti. Eravamo quelli che a gennaio andavano più veloci, quando era il momento migliore perché li facevamo in ospedale".

Bassetti riteneva quel traguardo momentaneo non così difficile da raggiungere. "Io dissi - ha ricordato - che piace vincere facile. L'ospedale è il luogo migliore: ci sono i medici, gli infermieri, gli ospedali sanitari, i frigoriferi, le persone da vaccinare.

Li fai con una sorta di catena di montaggio".

Vaccinazione in Italia da velocizzare, necessità di cambio di passo secondo Bassetti

"La vaccinazione - ha evidenziato - deve essere organizzativamente parlando molto diversa da come sta avvenendo. Deve diventare una vera e propria, mi si passi il termine, catena di montaggio. Deve essere fatta in siti da migliaia di vaccinazioni al giorno".

"Noi - ha proseguito - abbiamo oggi una media di vaccinazioni al giorno di 77.000. Dobbiamo arrivare a 500.000, l' ha detto il premier Draghi. Vogliono dire sette volte tanto la potenza di oggi. Siamo sicuri che una volta che avremo i vaccini la nostra potenza di fuoco sarà in grado di fare 500.000 vaccini al giorno? Io non credo".

Vaccino Covid, l'esempio dei rallentamenti per il consenso informato

E poi anche un passaggio legato agli aspetti burocratici. "Noi - ha detto Bassetti - dobbiamo avere un cambio di passo. Ci vuole più coraggio. Bisognerebbe cambiare alcune regole del gioco. Anziché continuare a fare Dpcm, tra un po' per dirci di che colore ci dobbiamo mettere le calze la mattina, forse varrebbe la pena fare un Dpcm per semplificare per esempio la modalità della somministrazione del consenso informato".

"Altri paesi - ha proseguito - l'hanno fatto. Entri in un corridoio dove ci sono appesi al muro gli effetti collaterali del vaccino, quando hai finito quel corridoio è come se avessi dato il consenso a quella vaccinazione.

Oppure spediamolo a casa alle persone che devono venire, in modo tale che ce l'hanno già prima e quando arrivano lo hanno già compilato"

"Sono - ha proseguito - quindici pagine il consenso informato. Solo per leggerlo io che sono un medico ci ho messo cinque minuti, immagino una persona di ottant'anni, di settant'anni ce ne metta venti-venticinque. Poi fa la domanda al medico e il medico deve rispondere. Queste situazioni qua andavano pensate prima, si sapeva che queste erano alcune difficoltà. Io credo che noi continuiamo a passeggiare, quando dovremo correre".