Dal 3 agosto del 2020, Daniele Mondello è un uomo che ha perso tutto e vive per scoprire la verità. Quel giorno avvenne la scomparsa della moglie Viviana Parisi, di 43 anni, e del loro figlio Gioele, di 4, dopo un incidente stradale all'inizio di una galleria sull'autostrada di Caronia, in provincia di Messina. Il corpo di Viviana fu trovato l'8 agosto sotto un traliccio nelle campagne circostanti, quello di Gioele il 19 agosto.

Della tragica vicenda che prima ha tenuto con il fiato sospeso e poi ha straziato l'Italia, si sono occupati i media, si è molto scritto e detto, e c'è un'indagine giudiziaria in corso.

Ma, a distanza di otto mesi, resta il mistero su come siano morti Viviana e Gioele. Il team di consulenti ingaggiato da Daniele Mondello ha formulato una nuova ipotesi.

Daniele Mondello, tra ricordi e notti infinite

Daniele non ha mai creduto all'ipotesi che abbia fatto tutto la madre. "La verità deve essere cercata a Caronia, voglio sapere come sono morti Gioele e Viviana" ha sempre sostenuto battendosi affinché sia onorata la memoria delle vittime. "Amori miei lotterò fino alla fine per trovare chi vi ha portato via da me! Verità e giustizia", ha scritto in uno dei tanti post sulla sua pagina Facebook gremiti di ricordi familiari. Indelebile è il ricordo di quel 3 agosto quando la polizia lo chiamò per avvisarlo dell'incidente automobilistico che la moglie aveva avuto con un furgone di operai.

Lui era al lavoro nello studio di registrazione da dj, dove tante ore aveva trascorso con Viviana, condividendo la stessa passione per la musica diventata per entrambi una professione.

Tutte le notti si sveglia sempre alle tre, come fosse un presentimento che a quell'ora siano morti Viviana e Gioele. Al risveglio, il suo primo pensiero è di trovare la verità sulle loro morti.

La forza di andare avanti gliela starebbero dando Viviana e Gioele. Di Viviana ricorda la forza, "era un leone, non si fermava mai", l'amore per il figlio e per la vita. Di Gioele la vivacità, la tenerezza e i giochi spericolati.

Una storia complessa

Finora, la tesi prevalente della Procura di Patti è che, dopo l'incidente, Viviana sarebbe scesa dall'auto con il bambino in braccio, avrebbe scavalcato un guard-rail per poi inoltrarsi nell'impervia boscaglia limitrofa all'autostrada, avrebbe ucciso il figlio per poi uccidersi.

Daniele ha commissionato indagini a un pool di esperti, tra cui il criminologo Carmelo Lavorino e il medico legale Della Valle, che ritengono questa tesi inattendibile. Non considerano verosimile che possa essersi arrampicata per almeno quattro o cinque metri su un traliccio, alla cui base è stata trovata, che esposto al sole di agosto può raggiungere temperatura di quasi 50 gradi. Avrebbe dovuto riportare segni di ustione o lesività non presenti nelle mani. Inoltre, non ci sono tracce sul traliccio di una salita della stessa. Per i periti della famiglia, Viviana Parisi non ha ucciso il bambino e non si è suicidata. Sarebbe stata uccisa e il traliccio sarebbe una messinscena, un depistaggio realizzato da persone abili, presumibilmente del posto, che avrebbero trasportato il corpo in quel luogo per simulare qualcosa che non sarebbe mai accaduto.

Ci sarebbero testimoni rimasti finora muti.

Inoltre, nei giorni delle ricerche, furono utilizzati cani molecolari che però non individuarono i resti del bambino, scoperti da un volontario in seguito. L'auto di Viviana è stata sequestrata nell'immediatezza. Il furgone, invece, era stato riparato subito: perché? Si era detto che Viviana, provata dal lockdown, fosse in una condizione psichica vulnerabile. I familiari l'avevano accompagnata in ospedale e aveva anche fatto uso di farmaci. Ma a luglio, secondo i periti di parte, non avrebbe mostrato alcuna problematica di salute.

L'ultima ipotesi

Sono tante le perizie fatte dal pool di consulenti ingaggiato da Daniele che ha dato fondo ai suoi risparmi.

L'ultima ipotesi è contenuta nella relazione appena presentata alla Procura di Patti dai legali di Daniele Mondello, gli avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti. Viviana e Gioele sarebbero caduti in un invaso d'acqua nel bosco di contrada Sorba, a Caronia.

Entrambi i corpi presenterebbero lesioni compatibili con una caduta, e una sostanza rosacea nei denti che si produce per asfissia da immersione in un liquido. Poi, in momenti diversi, sarebbero stati estratti dall'invaso e collocati dove sono stati trovati, a circa un chilometro di distanza l'uno dall'altro. Il corpo di Viviana aveva due buchi tra il polpaccio e la caviglia che realisticamente farebbero pensare anche a morsi di cani. La relazione è sul tavolo del Procuratore Capo di Patti, Angelo Cavallo, che ha acquisito i nuovi elementi ma ha deciso di prendere più tempo per analizzarli.