"Non mi è stato permesso parlare con l’equipaggio". Non riesce a darsi pace Simone Gaspari, fratello di Alessio, l'ufficiale 25enne di Ortona (Chieti) scomparso nella notte tra il 20 ed il 21 gennaio scorso mentre si trovava a bordo di una nave da crociera Aida Diva (compagnia del gruppo Costa Crociere), a circa tre miglia di distanza dalla costa danese. Nei giorni scorsi, la Procura di Roma, per poter indagare a tutto campo, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio. Nella serata di ieri, mercoledì 5 maggio, Chi l'ha visto? ha dedicato ampio spazio al caso di Cronaca Nera e ha raccolto l'appello dei familiari del giovane marittimo.

Il silenzio dei colleghi di Alessio

Simone, in studio con Federica Sciarelli, ha ripercorso quanto accaduto al fratello minore Alessio, terzo ufficiale di coperta della nave da crociera Aida. L'uomo, che da ormai dieci anni ha lasciato l'Abruzzo per trasferirsi a Milano, non crede che il giovane si sia tolto la vita - come ipotizzato nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa - e ha contestato l'operato della polizia danese, "colpevole", a suo dire, di aver condotto l'indagine in maniera superficiale.

Pochi giorni dopo la sparizione di Alessio, Simone e la moglie, per seguire meglio l'evolversi della vicenda e per cercare di ricostruire le ultime ore del 25enne, decisero di partire per la Danimarca ed avanzarono la richiesta di poter salire a bordo della nave.

Mentre si trovavano all’aeroporto di Fiumicino, però, vennero informati che la loro proposta non era stata accolta e, dunque, non avrebbero potuto parlare né con il capitano, né con l'equipaggio. "Il personale è sconvolto - gli viene detto - e soffrirebbe troppo a vedervi".

La scomparsa di Alessio

Come ricostruito nel servizio dell'inviato Rai Fabrizio Franceschelli, Alessio sarebbe dovuto ritornare a casa, ad Ortona, intorno al 24 gennaio.

Per questo, la sera del 20 gennaio, il suo ultimo giorno in servizio, ha scherzato e festeggiato in compagnia di due colleghi italiani in un bar della nave da crociera, praticamente deserta a causa della pandemia in corso. Il giovane, dal carattere solare ed esuberante, aveva già preparato i bagagli e aveva avvisato parenti e amici.

A loro dire, anche se amava il suo lavoro, "non vedeva l'ora di tornare".

L'allarme sarebbe scattato intorno alle 8:00 del 21 gennaio quando il personale di bordo, pur non riuscendo a rintracciare Alessio, ha ritrovato in corrispondenza di un portellone al ponte 4 - un’area "tecnica" della nave deputata alle attività di ormeggio e disormeggio - alcuni suoi effetti personali. Questi oggetti, come contestato della famiglia, non sono stati messi sotto sequestro e repertati, ma sono stati semplicemente fatti portare, con una navetta, in un albergo.

Il capitano della nave, così come le locali autorità portuali, notando che una delle grosse grate del portellone era spalancata, ha subito ipotizzato che Alessio si fosse gettato in acqua.

Tuttavia, i familiari non credono a questa possibilità: il 25enne, infatti, aveva tanti sogni e progetti e alcun motivo per togliersi la vita. Inoltre, come precisato dal legale della famiglia Gaspari, l'avvocato Daniela Primavera, non ci sarebbero prove o elementi tale da far chiudere il caso come gesto volontario. Già in data 26 gennaio, la legale ha inviato una querela al procuratore capo di Roma, Michele Prestipino che, nei giorni successivi, ha assegnato il fascicolo al pm Giancarlo Cirielli.