“È stato lo zio ad ammazzare mia sorella”. Il fratello 16enne di Saman Abbas, la ragazza di 18 anni sparita nel nulla lo scorso 30 aprile, ha confermato le sue accuse poche ore fa in un’aula a porte chiuse nel tribunale di Reggio Emilia, nel corso dell’incidente probatorio. Il minorenne è stato ascoltato dal gip Luca Ramponi per circa due ore: l’audizione è servita a cristallizzare la testimonianza chiave del ragazzo contro Danish Hasnain, lo zio 33enne della vittima, ritenuto l’esecutore materiale del delitto di Saman, uccisa perché si era opposta al matrimonio combinato con un cugino in Pakistan che i familiari avevano organizzato da tempo.

Quindi il ragazzo avrebbe ribadito davanti al giudice quanto aveva raccontato settimane fa ai carabinieri.

Le dichiarazioni del fratello di Saman davanti al gip

Lo scopo dell’audizione del fratello di Saman è stato quello di cristallizzare le sue parole contro lo zio già nel corso delle indagini preliminari, in modo da poterle utilizzare come prova da portare a processo. Il 16enne avrebbe rivelato che lo zio avrebbe ucciso la sorella, ma si sarebbe rifiutato di rivelargli dove fosse stata seppellita. Inoltre avrebbe confermato il movente del delitto, la ribellione di Saman alle imposizioni della famiglia e il suo desiderio di andarsene da Novellara, dopo essere ritornata nell’abitazione dei suoi per un breve periodo, con l’obiettivo di farsi restituire i documenti.

L'avvocato Valeria Miari, che ha assistito il 16enne durante l’incidente probatorio, ha parlato di “indagine delicatissima”, anche per l’età del ragazzo, nei confronti del quale sono state adottate tutte le misure necessarie per tutelarlo. Inoltre Lalla Gherpelli, legale d’ufficio di uno degli familiari della ragazza scomparsa, ha spiegato ai giornalisti che il minorenne avrebbe cercato di proteggere i genitori davanti al giudice.

L’audizione si è svolta alla presenza degli avvocati dei familiari di Saman

L’udienza si è svolta alla presenza degli avvocati difensori dei cinque indagati per il delitto: i genitori della ragazza, lo zio e due cugini. Il padre e la madre di Saman sono partiti per il Pakistan, poco dopo la scomparsa della figlia, con la scusa di andare a trovare una parente ammalata.

Dei cinque latitanti gli inquirenti sono riusciti a fermare solamente un cugino 28enne della ragazza, arrestato in Francia mentre cercava di rifugiarsi in Spagna: il giovane sarebbe stato immortalato nel filmato dell’azienda agricola di Novellara in cui si aggirava, il giorno prima della scomparsa di Saman, dietro l’abitazione della famiglia insieme ad altre due persone con delle pale, forse utilizzate per scavare la fossa in cui è stato occultato il corpo della ragazza. Da qualche giorno è stato estradato: adesso è in custodia cautelare presso il carcere di Reggio Emilia, da dove ha seguito in video-conferenza l’audizione del 16enne davanti al gip.

Il fratello di Saman è ospitato in una casa famiglia per minori

Invece il fratello di Saman era stato fermato dalla polizia di Stato lo scorso 9 maggio a Ventimiglia, mentre si apprestava a entrare in Francia con lo zio Danish. Il 33enne, munito di regolare permesso di soggiorno, era stato immediatamente rilasciato, perché non era ancora sospettato di nulla. Invece il 16enne, trovato senza documenti, era stato accompagnato in una comunità protetta per minorenni di Imperia. Secondo quanto ha raccontato Sonia Grassi, dirigente dei servizi sociali del Comune ligure, il ragazzo in quei giorni appariva molto spaventato, forse perché timoroso delle possibili reazioni dei familiari. Per questo motivo è stato seguito da uno psicologo e da un assistente sociale, fino a quando non è stato trasferito in un’altra casa famiglia, dopo che i carabinieri di Novellara avevano iniziato ad ipotizzare una responsabilità dei parenti relativamente alla scomparsa di Saman. Un paio di settimane fa, il ragazzo avrebbe provato provato a fuggire dalla comunità, ma sarebbe stato rintracciato dopo poche ore.