Grande commozione questo pomeriggio, 30 agosto, ai funerali di Simona Cavallaro, la 20enne sbranata giovedì scorso da circa 20 cani incustoditi. La studentessa di Soverato, comune in provincia di Catanzaro, si trovava in un'aere picnic in località Monte Fiorino, nel comune di Satriano, quando è stata attaccata da un branco di cani pastore. L'amico che era con lei è riuscito a salvarsi. Ieri sera Soverato le ha reso omaggio con una fiaccolata.

Simona Cavallaro, funerali

Increduli e straziati, questo pomeriggio, genitori, parenti, amici e cittadini si sono ritrovati nel piazzale esterno dell'oratorio salesiano di Soverato per dare l'ultimo saluto a Simona Cavallaro.

La cerimonia funebre è stata officiata da don Alfonso Napolitano, sacerdote che conosceva la ragazza fin da bambina. L'arrivo del feretro, accolto dai genitori, è stato salutato dagli applausi. "Per noi che crediamo, la morte è la vita terrena che cambia e diventa eternità", ha detto il prete nell'omelia.

Tanti gli amici, dai compagni di giochi a quelli di università, presenti. Tutti vestiti a lutto, incapaci di trattenere il pianto. Al termine del rito funebre, il maestro di kick boxing, Vito Gidari, ha consegnato al fratello Pietro la cintura nera per Simona che praticava la disciplina sportiva ai massimi livelli.

La rabbia di papà Alfio e del gemello di Simona

"Tutto potevo immaginare, ma mai che mia figlia Simona facesse la fine che si augura solo alle bestie", ieri sera, nel corso della fiaccolata a cui hanno partecipato 200 persone, il papà della ragazza, Alfio Cavallaro, ha espresso la sua rabbia.

"Dio non aveva bisogno di un angelo in più, tu eri un angelo in questa terra", ha detto il papà, gioielliere molto noto a Soverato.

Oltre la rabbia, Alfio Cavallaro ha fatto una precisa denuncia. Ha raccontato di essere tornato nella pineta in cui sua figlia è morta e di aver trovato ancora una volta cani incustoditi e pronti ad attaccarlo.

Gli è sembrato di trovarsi in "un bosco delle streghe", perché ha visto un parco abbandonato, degradato, invaso da cani. Anche lui ha avuto paura, e sua moglie gli ha urlato di tornare in macchina. Auspica che la giustizia accerti responsabilità.

Resta il dolore atroce per aver perso "un gioiello di figlia, con un futuro roseo", per un motivo assurdo.

Alle parole del papà, si sono aggiunte quelle di Pietro, fratello gemello di Simona. "Non si può andare in un posto pubblico e perdere così la vita, non è giusto perché le istituzioni se ne fregano", ha detto il ragazzo riflettendo sulla crudeltà della condizione umana: "Si pensa sempre che queste cose accadano nei film o agli altri, poi accadono a te".

Le indagini e la denuncia dell'Enpa

Giovedì, Simona era andata con l'amico Yuri Antonio Boulahia in una pineta per fare un sopralluogo in vista di un picnic che avrebbero dovuto fare domenica con altri amici. Camminavano quando, in lontananza, hanno notato dei cani in libertà. Ai carabinieri Yuri ha confessato che, vedendoli sopraggiungere, terrorizzato ha gridato a Simona di correre, e si è rifugiato in un capanno riuscendo a salvarsi.

Purtroppo, la ragazza, nell'incertezza, ha tentato di raggiungere l'auto che però era troppo lontana. Come ha riscontrato l'autopsia, la 20enne ha disperatamente tentato di difendersi ed è stata attaccata dal branco alle gambe e alle spalle.

Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Catanzaro, hanno portato a identificare un pastore 44enne proprietario di maremmani e meticci che al momento della tragedia non era presente, ed è ora indagato per omicidio colposo. Intanto, infuriano polemiche dopo che Antonio Spirlì, presidente facente funzioni della Regione Calabria, ha definito la vicenda “una tragedia immane che poteva e doveva essere evitata”.

Sollecitata da queste dichiarazioni, è intervenuta Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, che si è detta distrutta e indignata.

Ha definito il governatore “l’unica persona che non ha diritto di parola”. Spirlì avrebbe dimenticando le responsabilità sue e dei suoi predecessori in materia di prevenzione del randagismo e di sanità veterinaria. Per Rocchi, Spirlì dovrebbe spiegare alla magistratura “perché la Calabria è interessata da un randagismo senza controllo”. La presidente Enpa ha auspicato che la magistratura convochi i responsabili morali di questa tragedia: gli amministratori che "da trent'anni non fanno prevenzione del randagismo" e che avrebbero sulla coscienza questa tragica morte. Asl e carabinieri hanno catturato 11 cani: solo uno aveva il microchip e ciò ha permesso di risalire al pastore. I cani sono stati affidati in custodia al canile comunale. Si cercano gli altri.