Dopo la duplice tragedia di Verona, Ruwan Kiriwellage vuole sapere la verità su come siano morte le sue figlie, Sabadi di 11 anni e Sandani di tre. L'uomo di 38 anni, operaio originario dello Sri Lanka, è il marito di Sachithra Fernando Mahawaduge, anche lei cingalese, di 33 anni. Con ragionevole certezza, la madre martedì 26 ottobre ha ucciso le figlie presso la casa di accoglienza per donne maltrattate 'Il porto delle mamme' gestita dai Servizi Sociali del Comune di Verona e si è poi tolta la vita. Il suo corpo è stato trovato dopo 30 ore di ricerche, nel pomeriggio del 27 ottobre in un'ansa dell'Adige appena fuori città.
Secondo Kiriwellage la donna soffriva di disturbi mentali e non andava lasciata sola a gestire le figlie.
Verona, due verità a confronto
L'unico dato certo è che c'è una famiglia distrutta: tre vite spezzate per motivi ancora da accertare. Dalla prima ricostruzione della vicenda, era emerso che Sachithra era ospite con le bambine nella struttura protetta dall’estate del 2019 dopo un provvedimento di allontanamento dalla casa del marito da parte del Tribunale dei Minori di Venezia. Nel frattempo, le denunce presentate dalla donna su presunti abusi di Ruwan verso le figlie, sono state archiviate. Possibile che abbia commesso il duplice omicidio per disperazione all'idea di perdere le figlie e vederle consegnate al padre, e si sia poi uccisa?
Intervistato da Il Corriere del Veneto, l'operaio ha raccontato un'altra verità. 'Mia moglie aveva disturbi mentali - ha spiegato l'uomo - Avevo suggerito agli assistenti sociali di affiancarle uno psicologo". I due, parenti alla lontana, si erano conosciuti nel 2006, lei dallo Sri Lanka era venuta a Verona e si erano sposati.
Il matrimonio sarebbe stato sempre molto turbolento: lei sarebbe diventata aggressiva al punto da picchiarlo e, in un'occasione, a usare persino un coltello. Lo aveva accusato di aver molestato la figlia piccola, di tradirla e di drogarsi. "Era tutto nella sua testa”, ha dichiarato l’uomo.
Gli avrebbe impedito di vedere le bambine anche quando vivevano sotto lo stesso tetto, nascondendole in camera.
Dall’inizio dell’estate del 2019, il padre non le ha più riviste, eccetto a un incontro in Questura per il rinnovo del permesso di soggiorno. Alla richiesta di poter festeggiare i loro compleanni, gli assistenti sociali gli avrebbero detto che non era possibile perché la moglie non era d’accordo. Ma, dopo che le accuse di lei si erano rivelate infondate, il Tribunale aveva autorizzato la ripresa delle visite, anche se gli assistenti sociali gli avevano detto di avere ancora pazienza perché le bimbe non erano più abituate a vederlo.
Verona, eventuali responsabilità da accertare
"Voglio sapere com’è stato possibile che delle bambine siano morte in quella struttura che doveva essere protetta”: le domande che pone Ruwan Kiriwellage sono probabilmente le stesse degli inquirenti che continuano a indagare.
"Mai le mie figlie al papà, piuttosto le ammazzo e mi ammazzo": è la frase che Sachithra avrebbe pronunciato più volte, non solo davanti a conoscenti, ma anche ai medici che dovevano valutare la sua facoltà genitoriale. Il marito chiede come mai nella casa non siano stati presi provvedimenti.
A ottobre 2020 era stata chiesta una perizia psichiatrica, ma non sarebbe emerso nulla sulla mamma che anzi, da quel momento, non avrebbe manifestato depressione o aggressività. L'uomo poi chiede perché non sia stato dato seguito al suo suggerimento di affidare le bambine ai suoi genitori. Dopo una denuncia certa del 2016, la donna si sarebbe presentata più volte in ospedale con le figlie, ma non ci sarebbero mai stati riscontri di abusi.
Verona, ultimo colloquio con l'assistente sociale
La mamma avrebbe pianificato tutto. Il sindaco di Verona, Federico Sboarina, ha ricostruito con il personale del Comune cosa sia accaduto il 26 ottobre all'interno della struttura protetta per agevolare le indagini. Prima dell’orario scolastico, la donna aveva riferito a un’operatrice sociale che le figlie quella mattina non sarebbero andate a scuola perché non stavano bene, aveva chiesto un antinfluenzale e di lasciarle dormire. L’operatrice, dopo un po' che non vedeva nessuno uscire dalla stanza delle tre, era entrata per controllare: aveva visto le bimbe a letto e la luce del bagno accesa. Pensando che la mamma lo stesse utilizzando era uscita, rientrando poco dopo.
L'aveva chiamata, ma non ricevendo alcuna risposta era entrata in bagno, scoprendo che la mamma non c’era. Avvicinandosi alle bimbe le aveva trovate senza vita. L'autopsia disposta dalla pm Federica Ormanni ha accertato che le sorelline sono morte entrambe per "soffocamento meccanico violento": sarebbero state uccise con un cuscino. "Adesso merito delle risposte. Anche se oramai è troppo tardi", ha detto il padre.