Il delitto avvenuto la sera del 27 luglio in via dei Bastioni a Brunico, in provincia di Bolzano, sarebbe maturato nel corso di un rito satanico. Il 30enne Maxim Zanella, figlio del presidente provinciale del Club alpino italiano, sarebbe stato accoltellato dall’amico e vicino di casa Oskar Kozlowski, 23 anni, mentre i due stavano invocando un demone in una stanza illuminata esclusivamente da una candela, in casa della vittima. È stato proprio il presunto assassino, un ragazzo di origine polacca che lavora come operaio in un colorificio della zona, a raccontare alla pm Sara Rielli, durante diversi interrogatori, come si sarebbero svolti i fatti: il giovane ha spiegato che il rituale consisteva nel bagnare con del sangue un teschio.

Tuttavia il presunto responsabile non ha saputo spiegare il motivo dell’improvvisa aggressione a Maxim, dicendo solamente di averlo colpito più volte, uccidendolo con un fendente alla giugulare. Resta il mistero sulla presenza di altre persone al momento del delitto.

Ritrovati il teschio e la candela utilizzati nel rito durante il quale Maxim è stato ucciso

Nelle scorse settimane i militari del reparto indagini scientifiche dei carabinieri hanno perquisito la scena del crimine, trovando nell’appartamento di Maxim diversi reperti che hanno confermato le parole del 23enne polacco, come la candela e il teschio utilizzati nel rito, che si trovavano esattamente nei posti indicati dal ragazzo.

Adesso le indagini mirano a capire se ci siano anche altre persone implicate nella vicenda: comunque gli inquirenti continuano a considerare anche altre piste, come un eventuale regolamento di conti per vicende di droga.

A tal proposito il perito Litiano Piccin, che sta esaminando le apparecchiature elettroniche della vittima e dell’amico, ha fatto sapere che servirà ancora del tempo per riuscire a recuperare tutti i dati.

Maxim è stato ucciso nel corso di un rito satanico per evocare un demone

Come rivela il Corriere della Sera, il presunto autore del delitto era molto attratto dal mondo dell’occulto e delle sette sataniche: a testimoniarlo le immagini cruente da lui pubblicate sui profili social e un tatuaggio con il numero 666, oltre ad alcuni tagli sulle braccia.

Infatti il 23enne si feriva per lasciar scorrere il sangue nel corso di alcuni riti satanici, durante i quali evocava demoni provenienti da un’altra dimensione. Probabilmente il ragazzo era riuscito a coinvolgere anche l’amico nella sua passione pericolosa: la sera della tragedia, dopo aver bevuto qualche birra, i due avevano iniziato un nuovo rituale.

Quindi avevano acceso una candela, in una stanza della casa di Maxim lasciata al buio, e sistemato al centro un teschio che doveva essere intriso del sangue dei due giovani. Ma l’operaio, dopo essersi ferito il polso con un coltello, ha improvvisamente assalito la vittima, colpendola mortalmente nel corso di una violenta colluttazione. Quindi è fuggito, lasciando Maxim ormai esanime, e si è recato al pronto soccorso per farsi curare la ferita al polso, non prima di aver lanciato l’arma utilizzata – mai più ritrovata – in un torrente. Il presunto responsabile ha dichiarato di non riuscire a spiegarsi il motivo del suo gesto, aggiungendo però di aver sempre desiderato commettere un delitto in questo modo.

Le analisi sui dispositivi elettronici di Maxim e dell’amico

Dopo aver inizialmente opposto resistenza, il 23enne di origine polacca ha confessato l’omicidio: i successivi ritrovamenti della candela e del teschio avrebbero confermato la sua versione dei fatti.

Tuttavia le indagini proseguono, anche perché – come detto – non è stato ancora possibile accedere a tutti i dati presenti sul telefonino di Maxim e sui computer dei ragazzi, mentre il cellulare del presunto responsabile non è stato più ritrovato. In particolare bisogna ancora individuare alcune password che proteggono diversi file e che potrebbero essere utili a chiarire i fatti. Infatti gli inquirenti sperano di ottenere nuovi elementi per capire se ci siano altre persone coinvolte e se qualcuno possa aver spinto l’operaio ad ammazzare l’amico.