Svolta nelle indagini sul delitto di Dario Angeletti. All’alba di giovedì 9 dicembre è stato fermato il presunto aggressore del biologo marino: si tratta di un uomo di 70 anni, attualmente ricoverato presso l’ospedale Belcolle di Viterbo. Il sospettato, che dovrà rispondere dell’accusa di omidio volontario, sarebbe un ex collaboratore del docente dell’Università della Tuscia: sarebbe stato lui ad uccidere Angeletti nel parcheggio per camper nella riserva naturale delle Saline, a Tarquinia, nel pomeriggio di martedì 7 dicembre. Contro di lui sarebbero state raccolte diverse prove, che dimostrebbero la sua presenza nel luogo in cui il biologo è stato ferito a morte, con ogni probabilità da un proiettile sparato da distanza ravvicinata, all’interno della sua automobile.
A quanto pare il 70enne si sarebbe sentito male durante una perquisizione a casa sua da parte dei carabinieri, avvenuta nella notte di martedì, e quindi sarebbe stato accompagnato al pronto soccorso. L’indagato avrebbe una regolare licenza di porto d’armi: nelle scorse ore è stato sottoposto a un’analisi dello stub per verificare se ci siano tracce di polvere da sparo sulle sue mani.
Il ritrovamento del corpo di Dario Angeletti
Dario Angeletti era noto a Tarquinia, dove abitava, per essere una persona tranquilla, grande studioso, sempre disponibile con gli studenti. Per questo motivo la notizia del delitto ha avuto un grande impatto nella cittadina laziale e all’interno dell’Università della Tuscia, dove il biologo marino era professore associato.
Il ritrovamento del corpo del docente, ormai privo di vita, è avvenuto martedì dicembre poco prima delle 14: a notarlo è stato un passante, insospettito dalla presenza della Volvo del professore in un parcheggio sterrato della riserva naturale. Il personale del 118 intervenuto sul posto non ha potuto far altro che constatare il decesso di Angeletti.
Sul luogo della tragedia si sono recati anche i carabinieri, che hanno subito escluso l’ipotesi di un suicidio, dato il mancato ritrovamento dell’arma dalla quale era partito il colpo fatale.
Le indagini sul delitto Angeletti sono svolte nel massimo riserbo
Anche dopo le perquisizioni in casa del sospettato l’arma del delitto non sarebbe stata ritrovata.
Di certo Angeletti è deceduto per il colpo alla testa: gli inquirenti aspettano i risultati dell’autopsia per chiarire il tipo di arma che avrebbe provocato la ferita mortale. Nel frattempo proseguono le indagini dei carabinieri, coordinati dalla procura di Civitavecchia: sono condotte con il massimo riserbo, visti i tanti punti ancora da chiarire. Sin dalle ore successive al delitto si è pensato di cercare il movente dell’assassinio nella sfera privata del biologo. Un’ipotesi al vaglio di chi sta investigando è che alla base dell’aggressione possa esserci stato un dissidio, forse per una donna: ma si attende l’interrogatorio del sospettato per avere ulteriori chiarimenti su questa vicenda di Cronaca Nera.
L’ipotesi della trappola in cui sarebbe stato attirato il professor Angeletti
Gli inquirenti stanno cercando di capire se Angeletti sia caduto in una trappola: infatti l’assassino potrebbe avergli dato un appuntamento in quel luogo isolato, nei pressi del Centro ittiogenico di Tarquinia con il quale il biologo collaborava da diversi anni. Resosi conto del pericolo che stava correndo, lo studioso potrebbe aver cercato di scappare, senza esserci riuscito: infatti gli inquirenti pensano che sia stato colpito al culmine di un litigio con il suo killer, che poi è immediatamente fuggito. Tuttavia l’auto del responsabile sarebbe stata immortalata nei filmati delle telecamere di sicurezza presenti in zona; inoltre alcuni testimoni avrebbero notato una persona fuggire via.