"Schettino non è un mostro come è stato definito da tante persone". A dirlo è Umberto Trotti, tra i sopravvissuti al naufragio della Costa Concordia, oggi vicino alle ragioni dell'ex comandante che si è sempre ritenuto il capro espiatorio del "Titanic italiano", vittima di un processo mediatico prima ancora che giudiziario.

Schettino è l'unico in carcere per la tragedia del Giglio. A giorni ricorre il decimo anniversario di una delle peggiori catastrofi della marineria italiana: il naufragio della nave da crociera della compagnia di navigazione Costa Crociera.

Erano le 21 e 45 del 13 gennaio 2012 quando la Concordia modificò la rotta per passare davanti l'Isola del Giglio e fare il famigerato 'inchino'. Si incagliò contro lo scoglio delle Scole: morirono 32 persone tra passeggeri ed equipaggio. Trascorso tanto tempo, il rancore di alcuni sopravvissuti ha lasciato il posto ad altre considerazioni.

Schettino, 'l'intera colpa non può ricadere su di lui'

"Ogni anno per noi è sempre il primo, dimenticare quei momenti è impossibile anche se il dolore diventa più morbido", dice Umberto Trotti, ristoratore di Ferentillo. Quella sera era sulla nave da crociera in viaggio di nozze con la neosposa Fjorda e i due figli piccolissimi, Valentina e Carlo. Nei primi anni dopo la catastrofe, Trotti ha provato rabbia e risentimento verso Schettino, condannato nel 2017 dalla giustizia italiana a 15 anni e sei mesi di reclusione perché ritenuto responsabile della manovra all'origine del disastro.

Oggi Trotti ha un'altra valutazione della tragedia: "Leggendo le parole della figlia, provo un po' di dispiacere anche per il comandante. L'intera colpa non può ricadere su di lui, c'era anche l'equipaggio che doveva gestire le cose", ha riferito.

Rossella, la figlia di Schettino oggi 27enne, ha detto che suo padre sta espiando la condanna in religioso silenzio e ha auspicato che l'anniversario della tragedia "non sia un evento da celebrare ma una triste ricorrenza, che non dovrebbe lasciare spazio ad autocelebrazioni, né generare onde emotive che potrebbero essere dannose per il sereno prosieguo degli iter giudiziari previsti dalla legge italiana ed europea".

Trotti è convinto che Schettino di errori ne abbia fatti tanti, ma che non sia il solo, e ora servirebbe meno accanimento. Oggi sente di essere vicino al dolore delle famiglie delle vittime, ma anche a quella del comandante.

De Falco: 'Se Schettino mi avesse ascoltato sarebbe un eroe'

Nel rievocare la tragedia della Concordia, viene ancora chiesto a Gregorio De Falco il suo ricordo.

All'epoca, l'attuale senatore coordinava i soccorsi dalla capitaneria di porto di Livorno. In una telefonata divenuta celebre, De Falco rimproverò aspramente Schettino, e di fatto assunse il comando delle operazioni per salvare i naufraghi. "Avremmo potuto salvarli tutti perché la nave ha resistito per parecchie ore benché rovesciata su un fianco", dice oggi.

Ritiene che se Schettino l'avesse ascoltato e fosse risalito sulla Concordia come gli aveva detto di fare, "oggi sarebbe un eroe, o comunque sarebbe ricordato come uno che ha fatto di tutto per salvare vite umane". Rossella Schettino, nel rispetto delle vittime, lotta per riabilitare suo padre e punta il dito proprio contro De Falco: non avrebbe compreso che Costa Concordia sarebbe già affondata al momento del suo famoso audio.

Nell’immediatezza dell’incidente, sarebbe stata divulgata quella sola telefonata e non altri audio: "proverebbero sia l’improvviso abbattimento della nave che le richieste di mio padre di spostare i soccorsi sul lato dove, a causa dell’abbattimento della nave, erano cadute le persone in mare al fine di pattugliare l’area". Per poi concludere: "A distanza di anni sarebbe apprezzato da parte del signor De Falco un religioso silenzio".

Schettino detenuto modello spera in una sentenza europea

Schettino, oggi 61enne, sta scontando la pena nel carcere romano di Rebibbia. Si comporta da detenuto modello, studia giornalismo e legge. Secondo il cappellano sarebbe gentile e rispettoso di tutti. Non dimentica le 32 vittime, ha spesso incubi, ma resta convinto della sua innocenza, riferiscono i suoi avvocati.

Alla scadenza a maggio dei primi cinque anni di detenzione, pari a un terzo della pena, potrà chiedere misure alternative al carcere e iniziare a beneficiare di permessi premio.

Spera che la Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo prenda in considerazione la richiesta di una revisione del processo. "Lui è l'unico a pagare con il carcere, ma la verità è che all’origine del naufragio c'è stato un errore organizzativo. Si è voluto cercare un colpevole, non la verità", sostengono i suoi difensori.