Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che metterà a disposizione dello Stato circa 192 miliardi di euro di fondi europei per finanziare circa 142 progetti volti a modernizzare e far ripartire il Paese fa sicuramente gola alla malavita.

Le mani della malavita sui soldi del Pnrr

Ospite nell’ultima puntata di “Dimartedi”, il sostituto procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri [VIDEO] ha lanciato l’allarme circa i fondi del Pnrr dichiarando che “i clan mafiosi si stanno attrezzando per mettere le mani sui soldi del Pnrr”. Nel corso del programma condotto da Giovanni Floris, Gratteri ha infatti evidenziato il pericolo assai concreto di infiltrazioni malavitose che potrebbero “spostare” ingenti flussi di denaro del Pnrr direttamente nelle disponibilità dei gruppi criminali.

In tale ottica ha sottolineato come i clan mafiosi si stiano già attrezzando per assicurarsi i soldi del Pnrr. Il magistrato ha evidenziato il recente caso legato alle truffe inerenti i fondi del “bonus 110%”, per far capire come sia relativamente semplice realizzare truffe, anche milionarie, ai danni dell’Erario anche perché “è bassissimo il rischio che si celebri un processo o che i mafiosi vengano condannati a una pena non conveniente”.

Una situazione frutto di un concorso di colpe

Rispondendo alle domande del conduttore al riguardo, Gratteri ha dichiarato che le cause di tale stato di cose è il frutto di un concorso di colpe, individuando nella politica la principale responsabile di una situazione simile poiché, prosegue Gratteri: “Governi e Parlamento non creano norme proporzionali alla realtà criminale”.

In tale ottica quindi è “conveniente” mettere in atto truffe anche milionarie in quanto le lacunose norme in materia prevedono, nel caso si celebrino i processi, soltanto tre o poco più anni di galera, rendendo “appetibile” pertanto l’attuazione di tali reati. Riferendosi al solo caso del “bonus 110%”, Gratteri ha evidenziato come, con molta probabilità, la metà dei procedimenti giudiziari su tali raggiri non giungerà a sentenza d’appello in quanto quelli menzionati non sono reati per i quali è previsto l’arresto.

La soluzione, conclude il magistrato, sarebbe quella di disincentivare con norme apposite e più severe qualsiasi istanza a delinquere. Una dichiarazione che è un chiaro messaggio alle istituzioni e a chi preposto affinché si acceleri il dibattito parlamentare e soprattutto si mettano in atto soluzioni efficaci affinché il Pnrr rappresenti realmente una possibilità concreta di ripartenza per tutto il Paese, in particolar modo le fasce sociali più deboli.