È atterrato alle ore 10 di sabato l'aereo che ha riportato a casa Marco Zennaro; l'imprenditore, 47 anni, originario di Venezia, era stato trattenuto in Africa per 361 giorni, 75 dei quali passati in carcere, con l'accusa, mossa da alcuni clienti, di aver attuato una truffa per la vendita di una partita di trasformatori elettrici. Scarcerato nel giugno 2021, dopo aver pagato 400 mila euro alle autorità locali, gli era stato impedito di tornare in Italia, tramite un divieto di espatrio.
L'odierno ritorno si è reso ancor più complesso a causa degli imprevisti meteorologici che si sono abbattuti prima sulla città di Istanbul e poi su Khartoum, dove si è abbattuta una tempesta di sabbia che ha bloccato tutti i voli.
Le parole di Zennaro dopo l'arrivo a Fiumicino
"È stato un anno duro, oggi finalmente si conclude un incubo. Grazie a mia moglie perché in tutto questo lungo periodo ha tenuto saldi i valori più importanti che ho nella vita e che sono la famiglia e i figli". Sono state queste le prime parole pronunciate da Zennaro appena arrivato allo scalo aeroportuale romano. L'imprenditore non dimentica di ringraziare anche chi ha reso possibile il suo rientro: "c'è stato un grande lavoro di squadra. Ringrazio tutte le realtà che mi hanno supportato in questo anno, anche economicamente. Grazie anche al personale dell'ambasciata che mi ha fatto sentire parte della famiglia".
Ad accompagnarlo nel suo viaggio di ritorno Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli italiani all'Estero, insieme agli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato.
Una telefonata di bentornato è arrivata invece dal ministro degli esteri Luigi Di Maio, in missione in queste ore nella Repubblica del Congo.
Il papà Cristiano: 'Siamo soddisfatti, ma le istituzioni italiane hanno fallito'
Nonostante la gioia per il tanto attesa rimpatrio del figlio, parole di critica sono state espresse da Cristiano Zennaro, nei confronti dell'operato del ministero degli esteri: "Devo purtroppo denunciare il totale fallimento dell'istituzione italiana che non ha voluto risolvere un chiaro sequestro di persona a scopo estorsivo.
Spero che la Farnesina abbia il pudore di don rilasciare retorici comunicati stampa perché se mio figlio è uscito da quell'inferno, lo deve solo a sé stesso". Il Signor Zennaro ha sottolineato anche come la cifra richiesta dal tribunale sudanese sia stata raggiunta esclusivamente grazie alla raccolta di Unioncamere Veneto.
A distanza di poche ore da queste dichiarazioni, il figlio Marco ha dichiarato di dissociarsi categoricamente da quanto detto dal padre, spiegando che la Farnesina ha fatto il possibile per aiutarlo, operando in un "contesto difficilissimo, caratterizzato da una miseria dilagante e una forte crisi politica e sociale".