Sergio Resinovich non crede che la sorella Liliana, 63 anni, si sia tolta la vita. La donna, sposata con Sebastiano Visentin (ex fotografo 72enne), è scomparsa da Trieste il 14 dicembre 2021 ed è stata ritrovata in un parchetto vicino all'ex ospedale psichiatrico San Giovanni il 5 gennaio 2022. Per i periti incaricati dalla procura si tratterebbe di un caso di suicidio. Ma più di una domanda è rimasta senza risposta. E il fratello dell'ex dipendente della Regione Friuli Venezia Giulia, in una nota diffusa dall'Ansa, ha dichiarato: "In questa perizia ci sono vari errori e imprecisioni".

Liliana Resinovich: suicidio o omicidio?

Stando a quanto riportato nella bozza della perizia, firmata dal medico legale Fulvio Costantinides e dal radiologo forense Fabio Cavalli e inviata, nelle scorse settimane, alla procura di Trieste, Liliana Resinovich si sarebbe suicidata. La 63enne, dopo aver trascorso una ventina di giorni fuori casa, il tre gennaio si sarebbe uccisa stringendosi al collo due sacchetti di plastica. La relazione ha sollevato diversi dubbi tra i familiari della donna.

Sergio Resinovich non crede al gesto estremo e ha definito il risultato della consulenza dei medici legali una "verità di plastica" che non convince né lui, né i suoi familiari. Lilli, a suo dire, non si sarebbe mai uccisa.

"Conoscevo bene mia sorella - ha sottolineato - nulla di quanto le è stato attribuisce faceva parte dei suoi consueti comportamenti". Tuttavia l'uomo, nonostante pensi che si tratti di un omicidio, in questi mesi non ha mai mosso delle accuse dirette. "Non ho mai accusato nessuno - ha spiegato - da fratello, ma anche da semplice cittadino, mi auguro che tutti coloro che hanno conosciuto e voluto bene a Liliana, come me, non si accontentino di una soluzione tanto debole e instabile".

Poi ha aggiunto di esser pronto ad accettare anche l'amara verità di un suicidio purché si dimostri convincente sotto il profilo della scienza e dei fatti.

Secondo il fratello di Liliana Resinovich la perizia conterrebbe degli errori

Sergio Resinovich, assistito dall'avvocato Nicodemo Gentile e dalla criminologa Gabriella Marano, ha atteso con fiducia e pazienza i risultati delle diverse perizie disposte dalle autorità competenti per far luce sul caso di Cronaca Nera.

"Per quanto da me conosciuto - ha però commentato amaro - nessuna risposta esaustiva è arrivata, tutto è sempre aperto e molto generico".

"Le perplessità e i dubbi - ha continuato facendo riferimento alla relazione dei medici legali incaricati dalla procura - anziché diminuire non hanno fatto altro che aumentare. Dove è la dimostrazione che Liliana si sarebbe tolta la vita?". Infine, con dispiacere e assoluto rispetto ha fatto notare che in questa perizia ci sono "diversi aspetti non chiariti, molte cose non approfondite e anche alcuni errori e imprecisioni".