Il mondo dello sport, ed in particolare della boxe, sta piangendo la morte di una leggenda: il campione olimpico, europeo e mondiale dei pesi medi Nino Benvenuti è deceduto a Roma all’età di 87 anni il 20 maggio. Era malato da tempo e per questo non era più apparso in pubblico. Benvenuti è stato considerato, a ragione, il degno erede del leggendario, nonché suo conterraneo regionale, Primo Carrera.
La vita e la carriera sportiva di Benvenuti
Benvenuti era nato a Isola d’Istria il 26 aprile del 1938. A 7 anni ha vissuto, come tanti suoi connazionali, il forzato esilio dalle terre istriane a causa della guerra di liberazione dei partigiani titini nelle terre di Istria e Dalmazia occupate dai fascisti.
Lo stesso pugile ha raccontato come erano stati accolti a Trieste, dove si era rifugiato con la sua famiglia: “Male accolti in campi profughi e insultati dai comunisti italiani”. Per questo aveva scelto la boxe per il suo riscatto personale, e la sua carriera è stata sicuramente importante. Ha cominciato a boxare a metà degli anni 50 del secolo scorso, e si laureò per ben due volte campione europeo dei pesi medi dilettanti. Ma la sua consacrazione definitiva la ebbe nelle olimpiadi di Roma del 1960 quando in finale aveva battuto il sovietico Jurj Radonjak, conquistando oltre all’oro anche il trofeo Val Barker, risultando tecnicamente il miglior pugile, superando anche lo statunitense Classius Clay – Mohammed Alì, anche lui campione olimpico dei pesi mediomassimi nella stessa rassegna olimpica.
Si era sposato due volte, e proprio per questo motivo non era stato ricevuto in udienza da papa Paolo VI dopo quelle olimpiadi. La sua carriera ebbe una impennata importante, ma importante era anche la rivalità con il suo connazionale Sandro Mazzinghi, che erano il Coppi e Bartali del pugilato italiano. Ma l’apoteosi della sua carriera è stato il celebre incontro al Madison Square Garden contro lo statunitense Emil Griffith, disputato il 17 aprile del 1967, conquistando la corona di campione del mondo. Nel 1968 ha conquistato il premio prestigioso di Fighter of the year, unico italiano fino ad oggi ad averlo vinto. Perse il titolo mondiale contro l’argentino Carlos Monzon nel 1970 e nel 1971, nel tentativo di riconquistarlo, perse di nuovo contro di lui nell’suo ultimo combattimento a Montecarlo l’8 maggio del 1971, ritirandosi definitivamente dal ring.
La sua vita dopo il ritiro dal pugilato
Nella sua carriera sportiva Benvenuti ha guadagnato circa 300 milioni delle vecchie lire, ma nella sua vita privata le cose non erano andate lisce. Due matrimoni, il primo un matrimonio dove aveva dei figli che non aveva però mai più visto, mentre dal secondo matrimonio aveva avuto il figlio Stefano, suicida durante la pandemia covid a 58 anni. Cinema e volontariato sono state le altre sue attività dopo il ritiro dall'attività sportiva: nel 1995 si era recato in India come volontario in un lebbrosario gestito dalle suore salesiane, mentre in passato è stato un discreto attore. Una delle sue apparizioni nel mondo del cinema era stato un brevissimo cammeo in Don Matteo, quando Nino Benvenuti interpretando se stesso, si era presentato al capitano Tommasi per firmargli il guanto in suo possesso.
Il mondo che tanto aveva amato adesso lo sta ricordando con commozione, così come era stato fatto nella cronometro del Giro d’Italia del 20 maggio, la tappa Lucca – Pisa. E il presidente del CONI Giovanni Malagò si è espresso così nel ricordare questo grande pugile italiano: “Sei entrato nell'Olimpo e hai dominato sul ring diventando un'icona senza tempo. Hai conquistato il Mondo, vincendo i Giochi di Roma '60 e poi i titoli iridati, regalando al pugilato e a tutto lo sport italiano un esempio sinonimo di orgoglio. Ciao Nino. Le tue gesta, il tuo sorriso, la tua classe rimarranno un marchio di fabbrica intramontabile. Sei stato un campione straordinario, rimarrai una leggenda, un Mito per sempre".