Le indagini sono in corso e gli inquirenti non si sbilanciano più di tanto. Anche se – secondo le prime indiscrezioni – all'origine dell'omicidio di Cinzia Pinna ci sarebbe un tentato approccio sessuale da parte di Emanuele Ragnedda, in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dall'uso di un'arma da fuoco e occultamento di cadavere. Un rifiuto che avrebbe innescato la lite poi degenerata. La lite – accentuata dall'uso di cocaina e alcol – poi gli spari con la pistola: questa sarebbe una delle ipotesi messe in piedi durante le indagini, coordinate dal procuratore Gregorio Capasso e dalla pm Noemi Manicini.
Restano molti interrogativi: il principale è perché Ragnedda avesse con sé una pistola durante il presunto festino, circostanza su cui indagano gli inquirenti. Le risposte arriveranno dalle indagini dei Ris, il reparto di investigazioni scientifiche dell'Arma, e soprattutto dall'autopsia che sarà effettuata dai prossimi giorni dal medico legale sul corpo della vittima. La salma è ora all’istituto di medicina legale di Sassari. Sarebbe molto importante capire a che ora di quella notte il reo confesso avrebbe sparato alla donna, ma soprattutto quanti colpi. Ragnedda avrebbe detto che lui si sarebbe difeso da una presunta aggressione di Cinzia. Secondo quanto dichiarato dall’indagato, la donna avrebbe impugnato un oggetto ritenuto "pericoloso".
Ma almeno per ora non ci sarebbero riscontri di questa versione.
Indagini in corso
Nelle prossime ore, con ogni probabilità, i carabinieri del Ris torneranno nella casa del delitto. In località Conca Entosa, nel comune di Palau. Proprio qui i carabinieri del Ris hanno rinvenuto le prime tracce utili all’indagine. Oltre alla polvere bianca e alle bottiglie di vino, gli inquirenti hanno anche catalogato le numerose tracce di sangue. Sul divano, nei cuscini e persino all’esterno dell’abitazione sono state rilevate tracce di sangue che, secondo gli inquirenti, l’indagato avrebbe cercato di ripulire. All'appello – secondo le prime indiscrezioni – mancherebbero anche alcuni oggetti personali della vittima.
Alcuni capi di abbigliamento e anche il telefono cellulare, che potrebbe dare ulteriori riscontri per la ricostruzione della serata. Gli uomini del Ris hanno anche fatto una visita nella casa dei genitori di Emanuele Ragnedda, a Baja Sardinia. Questo pomeriggio, in un'aula del Tribunale di Tempio, ci sarà l'udienza di convalida del fermo di Emanuele Ragnedda. È attualmente detenuto nel carcere di Nuchis, in attesa di un nuovo interrogatorio.