Ci sono molte ragioni per andare, da giovedì 17 settembre, al Cinema a vedere il film di Thomas Vinterberg 'Via dalla pazza folla', tratto uno dei romanzi più luminosi dello scrittore inglese Thomas Hardy. La prima è l'ambientazione bucolica, la magia della campagna del Wessex in cui la storia, scritta in epoca vittoriana, è ambientata e che il regista e il direttore della fotografia ricreano con una grazia evocativa magnifica. La seconda è la scelta perfetta di tutti gli attori e l'alchimia che riescono a creare tra loro: Matthias Schoenarts, attore fiammingo che presta corpo (possente) e sensibilità (speciale) al personaggio di Gabriel Oak, il pastore benestante che conosce un improvviso rovescio di fortuna, e Carey Mulligan, straordinaria nella parte della volitiva e indipendente Bathsheba Everdene, danno prova di un equilibrio interpretativo eccezionale e della lettura mai banale di due personaggi vibranti e complessi.
La terza è la storia che prevede sì un andamento spezzato e fitto d'ostacoli, errori, dolori, ma che, in fondo, si può riassumere nella forza di un sentimento – l'amore di un uomo per una donna – che mai si smarrisce o si sfibra, ma continua a nutrire, con una perseveranza struggente, un rapporto fondato sulla lealtà.
Bathsheba, femminista ante litteram
Il personaggio di Bathsheba, centro di tutta l'impalcatura drammatica, appare particolarmente interessante per la sua estrema modernità:per nulla intenzionata a vivere all'ombra di un uomo, in un primo momento decisa a non sposarsi per non porsi alcun limite, affronta la vita con energia, pragmatismo e un'invidiabile spirito d'indipendenza. Corteggiata da tre uomini diversi, il leale e affidabilepastore Oak, il ricco e solitario Boldwood e il fatuo avventuriero Troy, finisce per sposare quest'ultimo, il più sbagliato, che le procurerà più di un dispiacere e più di un rimpianto. Eppure, il finale, a sorpresa, apre alla speranza e alla fiducia nelle possibilità di felicità che, in qualunque momento, anche il più buio, offre la vita.