È un adattamento della biografia di John Pearson quello che è arrivato nei cinema italiani il 3 Marzo. Ambientato nella Londra a cavallo fra la fine degli anni Cinquanta e la fine degli anni Sessanta, “Legend” ripercorre l’ascesa dei gemelli Kray, due noti gangster dell’East End londinese che per un decennio tirarono le fila della malavita organizzata della capitale inglese, coinvolgendo anche alcuni esponenti di spicco della politica inglese.

La trama in breve

Siamo alla fine degli anni Cinquanta quando Reggie Kray incontra per la prima volta la donna che diventerà sua moglie, Frances Shea, e riesce – attraverso abili manovre di intimidazione – a far scarcerare suo fratello gemello, Ron, internato in un ospedale psichiatrico perché affetto da schizofrenia paranoide.

È attraverso le parole di Frances, voce narrante del film, che il film si dipana per centotrentuno minuti, raccontando prima la guerra fra i Kray e la gang rivale dei Richardson, che subisce un brusco arresto quando lo stesso Charlie Richardson viene incarcerato, lasciandoli liberi di dominare l’East End indisturbati.

Mentre il rapporto fra Reggie e Frances si complica, fra locali notturni e ricatti a una classe politica ammanicata negli affari più sporchi della malavita londinese, i due gemelli finiranno non solo per acquisire abbastanza potere da gestire gli affari in terra inglese della mafia americana, ma anche per dover gestire un rapporto fraterno sempre più burrascoso, soprattutto a casa dei disturbi mentali che rendono Ron costantemente instabile e costringono Reggie a riparare in extremis ai suoi errori per evitare l’incarcerazione.

Frances, troppo fragile, si ritroverà coinvolta suo malgrado in una vita che le starà sempre più stretta e acuirà la sua dipendenza dagli ansiolitici, unica compagnia delle sue notti troppo spesso solitarie.

Tom Hardy raddoppia e non delude

C’è un punto di discrimine importante in questo film, che per quanto biografico sceglie di raccontare solo un pezzo della vita dei due gemelli e si affida allo sguardo della prima moglie di Reggie Kray per farlo, ed è la linea divisoria che sta fra l’interpretazione di Tom Hardy (già John Fitzgerald in “Revenant”) dei due gemelli gangster e la qualità della sceneggiatura del film, che per essere un biopic pecca di inesattezze e eccessi di romanticizzazione in più punti.

E se quest’ultimo difetto può essere addebitato alla scelta di raccontare la storia dagli occhi della fragile Frances Shea (interpretata da Emily Browning), il cui sguardo comunque non basta a cancellare le bassezze di cui furono capaci i due gemelli né la povertà morale ed esistenziale di chi li circondava, il film sembra quasi monco di un finale che arriva sbrigativo, e informa lo spettatore della sorte reale dei due fratelli con una breve didascalia a commento delle loro foto segnaletiche prima dei titoli di coda.

Resta il fatto che il rapporto fra i due fratelli è reso in modo eccellente, soprattutto dalla bravura con cui Hardy si trasforma prima nel violento ma affascinante Reggie e poi nello schizofrenico e ancor più violento Ron, e l’accento caricaturale con cui vengono definiti sia i due fratelli che i membri della loro gang conferisce una patina di freschezza a un film dai ritmi decisamente lenti.

Non un capolavoro ma un buon diversivo per un sabato pomeriggio al cinema e per chi è curioso di conoscere certi aspetti – abbastanza ignoti al pubblico italiano – della malavita londinese del tempo.