Punire fisicamente un bambino, ad esempio con una sculacciata, non solo non porta ai risultati auspicati ma, anzi crea dei danni che poi formano adulti aggressivi, ansiosi e insicuri. Questa non è una novità, in quanto già numerosi studi, pubblicati negli ultimi anni, avevano portato alla stessa conclusione. Questo studio, una meta-analisi, è solo una conferma su un campione di individui piuttosto ampio, 160mila persone, seguiti per un lungo periodo, 50 anni.
Lo studio pubblicato su Journal of Family Psychology
I genitori tendono ad educare i propri figli seguendo metodi che ritengono efficaci perché, magari, sono gli stessi con cui sono stati educati a loro volta o perché, indipendentemente da tutto, ritengono giusti.
Fino ad alcuni decenni orsono, la “vecchia” sculacciata rientrava nelle pratiche di un modello educativo abbastanza comune, sia nelle famiglie che nelle scuole. Non solo in Italia.
Ricercatori dell’Università del Texas e delMichigan hanno effettuato uno studio, una meta-analisi lungo un periodo di 50 anni, prendendo in esame 160 mila individui. Ma cos’è una meta-analisi? E’ un metodo statistico secondario che, partendo da dati ottenuti da varie ricerche primarie, attraverso metodi matematici-statistici, cerca di arrivare a delle conclusioni che ogni singolo studio, preso singolarmente, non consentirebbe.
I risultati di questo studio, pubblicato su Journal of Family Psychology, dicono che educare i bambini con metodi punitivi e coercitivi li rende aggressivi.
Anche il semplice “schiaffo educativo”, anche se leggero, provocano atteggiamenti di sfida nei confronti di chi lo pratica, genitori o insegnanti. Crescendo, questi ragazzi tendono ad adottare comportamenti anti-sociali e aggressivi. Nei casi più gravi si hanno disagi sociali e difficoltà cognitive.
Educare i bambini, una missione importantissima
Capita a tutti i genitori chiedersi se il modello educativo adottato verso i propri figli sia giusto o sbagliato. Certo, a parole sono tutti bravi a dare linee guida, ma in realtà quando un bambino inizia a fare capricci, a sottrarsi alle disposizioni date e a non studiare, qualunque adulto – soprattutto se stanco o ha dei problemi - è portato ad adottare modelli coercitivi per convincere il piccolo a comportarsi come da loro desiderato.
Ma la sculacciata, punizione - secondo l'Unicef - ancora oggi molto usata da molti genitori in tutto il mondo, non è la soluzione. A. Grogan-Kaylor dell'Università del Michigan e autore del lavoro pubblicato spiega: "questo tipo di punizione rischia di provocare nei bambini l'atteggiamento opposto di quello desiderato dai genitori".
Una ulteriore conferma arriva dall’autrice di Non solo amore, i bisogni psicologici dei bambini, da Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, che spiega: "I risultati emersi da questo studio son ben noti da tempo e poi c'è sculacciata e sculacciata. Un conto è infierire con forza, umiliando il bambino, un conto è colpire lievemente un bambino, magari mentre è in piedi e sta allontanandosi”.
E aggiunge: “Non c'è un mondo unico per far comprendere ad un bambino che sbaglia, dipende sempre dal contesto e dal bambino. Importante è comprendere anche le cause che hanno indotto il bambino a comportarsi in modo sbagliato. E infine, è importante che gli adulti adottino comportamenti coerenti”.
Un dubbio però sorge, ma se siamo tutti cresciuti quando “una sculacciata non si negava a nessuno”, forse così male non fanno. Infatti, in uno studio pubblicato nel 2010, ricercatori del Calvin College avevano dimostrato che i bambini sculacciati fino all’età di sei anni, a scuola ottenevano voti migliori ed erano più ottimisti rispetto ai coetanei mai sculacciati dai genitori. In fondo, ci permettiamo di concludere, prima di sculacciare dei bambini bisognerebbe chiedersi in che ambiente questi vengono cresciuti e, come sempre, un buon esempio vale mille discorsi.