Non è un dialogo quest’opera scritta e diretta da Andrea Monti, né tantomeno una rappresentazione di quelle classiche o un monologo tout court. Forse è tutto questo, ma unito e mescolato con sapiente originalità tanto da risultare nella rappresentazione del mondo interiore di una donna-attrice che mentre si racconta, in un certo senso si scopre. E ha avuto successo, domenica sera siamo arrivati alla quarta replica.

La storia

Non c’è una vera e propria trama, la protagonista è una donna che ci svela le sue passioni, i suoi dolori, le delusioni che l’hanno segnata, gli amori passati, gli affetti che non svaniscono i ricordi che si susseguono nella mente, la voglia di rivincita e vendetta per i torti subiti.

L’abbattimento e il desiderio di risalire, la forza tipica della donna di rialzarsi nonostante tutto e tutti. L’autoanalisi e l’autoguarigione, la rabbia, la voglia d’amare e di essere amate. Associazioni di idee e di immagini si fondono con le sensazioni e le emozioni. L’attrice ci fa entrare nel vortice del suo flusso di coscienza trascinandoci con i versi, le rime, le figure retoriche e trasformandosi in cantante e ballerina all’occorrenza, magari per alleggerire un tono più aspro o un momento più cupo.

“Canto questa stupida canzone quasi fosse l’ultima occasione di dare senso ad un’illusione”. Lisa Recchia è l’attrice che ci conduce verso sé, eclettica nelle performance e nella recitazione, domina impeccabilmente, senza dare cenni di stanchezza, la scena del Nuovo Teatro San Paolo.

Al suo fianco un piccolo corpo di ballo che rende corali le sue rivelazioni.

Non c’è un vero e proprio argomento principale, si parla di realtà, quotidianità dove non ci “sono né principi né re”. Sul palco non c’è solo la storia di una donna, sul palco c’è l’interiorità femminile, la voce del popolo rosa.

La struttura

Lo spettatore non si annoia mai perché la scena è continuamente intervallata da musiche, coreografie, ballerini che si esibiscono sul palco; c’è un movimento fluido e continuo come quello dei pensieri e della coscienza.

Sicuramente non c’è la scena tradizionale e la logica della narrazione del teatro classico. Abbiamo forse un esempio di teatro contemporaneo dove tutto scorre velocemente e si intreccia apparentemente senza un filo conduttore.

Lo stile

Si parla in versi, spesso con rima baciata. Versi tratti dal linguaggio moderno e che arrivano a tutti. Le musiche sono di Umberto Papadia, orecchiabili ed originali. La scena è essenziale perché a decorarla bastano le emozioni.