Sono state pubblicate e rese note, due giorni fa, le fotografie che hanno vinto il prestigioso concorso fotografico World Press Photo per l'anno 2017, ossia quelle che meglio illustrano gli avvenimenti più significativi del 2016.

Le categorie rappresentate sono otto: Contemporary Issues; Daily Life; General News; Long-Term Projects; Nature; People; Sports; Spot News che raccolgono effettivamente le situazioni e i fenomeni che più hanno colpito l'opinione pubblica mondiale: dai bambini di Aleppo al sorriso di Usain Bolt mentre vince la gara dei 100 metri alle Olimpiadi; dal bacio fra due giovani omosessuali ad una madre stretta in un misero letto con i suoi figli in una favela di Rio de Janeiro; dai migranti stipati nei barconi fatiscenti che approdano sulle coste europee a una casa che salta per aria in Ucraina, dai morti di Mosul a quelli dell'Afghanistan, dai fenomeni climatici che stanno stravolgendo il mondo, in particolare la morte repentina di centinaia di esemplari di farfalla monarca cadute congelate dopo una forte nevicata in Messico, all'abbandono della carcassa di un rinoceronte a cui è stato asportato il corno (il cui valore è maggiore rispetto a quello della cocaina e sta producendo una strage di tali esemplari).

Insomma, una raccolta che può e deve far riflettere sulle gravi diseguaglianze che dominano il nostro pianeta e che coinvolgono tutti, senza distinzioni di sorta, perché il surriscaldamento terrestre o i bombardamenti in Siria, non dovrebbero lasciare indifferente nessuno, ma il condizionale è d'obbligo.

La foto vincitrice del World Press Photo 2017 invece è un autentico pugno nello stomaco e sui social media è stata molto dibattuta, perché pone alcune domande di carattere etico.

Senz'altro l'autore, il fotografo Burhan Ozbilici, il 19 dicembre 2016, ha fatto lo scatto della sua vita, nel senso che il suo tempismo è stato a dir poco straordinario: mentre passava davanti ad una galleria d'arte di Ankara, ha saputo che all'interno si trovava l'ambasciatore russo Andrei Karlov ed è entrato, solo per scattare alcune foto da tenere in archivio, non immaginando lontanamente cosa sarebbe avvenuto da lì a pochi minuti: l'agente della polizia turca Mevlut Mert Altintas, di 22 anni, ha estratto la pistola di ordinanza e all'urlo di: "Vendetta per Aleppo!

" ha freddato sul posto l'ignaro ambasciatore.

La fotografia premiata riprende l'assassino mentre esulta o forse mentre urla "Vendetta per Aleppo" appunto, questo non è dato sapere, ma quello che colpisce di più è che a terra si vede chiaramente il cadavere del russo assassinato.

L'immagine merita il premio senza alcun dubbio, perché non deve essere stato facile per Burhan Ozbilici rimanere così lucido e freddo da riprendere tutto l'omicidio con una macchina fotografica, mentre un tizio armato sparava diversi colpi a distanza ravvicinata.

Onore al merito, ma i dubbi rimangono: primo fra tutti ci si chiede che effetto possa avere sulla famiglia e i conoscenti di Karlov vedere premiata l'immagine con il corpo esanime del loro caro a terra; secondariamente rimane forte il timore, soprattutto ora che lo scatto ha ottenuto un riconoscimento così prestigioso a livello mondiale, che possa avvenire il tanto temuto effetto emulazione che i media purtroppo scatenano nelle menti più problematiche e che altri esagitati si convincano ad armarsi e freddare nemici veri o presunti.