A volte ritornano. Ed è un bene che sia così. Rivedere gli episodi - sarebbe meglio dire "puntate" - della serie Alias, in replica integrale da un po' di settimane su Rai 4, equivale a immergersi in un'ideale cornucopia di creatività narrativa condotta ad un livello elevatissimo. Con una bravissima Jennifer Garner.

Le estreme tentazioni della fiction con J.J. Abrams

Se c'è un autore, sceneggiatore, regista e produttore capace di esplorare le possibilità creative di una narrazione cinematografica, ebbene questi è J.J. Abrams. Talmente prolifico da aver inventato, dopo Alias, anche un'altra serie di enorme successo come Lost: originale ma sempre ben consapevole delle qualità che un testo deve possedere, Abrams riesce a spingersi oltre ogni immaginazione, scatenando sul pubblico un vortice inarrestabile di eventi, intrecci, colpi di scena, misteri, suspense, sentimenti e tensioni e poi caratteri e ambiguità, in un calderone nel quale fantascienza, azione, violenza, passione ed una storia d'amore molto intensa, costituiscono le caratteristiche di un dramma che supera i tradizionali confini della spy story.

Alias ovvero la fiction nella fiction

In questa serie "serializzata", Fiction tv formata da puntate incluse in episodi mai completamente autoconclusivi (questo è un fattore molto rilevante per lo sviluppo narrativo, potenzialmente infinito), esiste una figura tradizionale: la protagonista, Sydney Bristow, agente Cia di straordinarie risorse, al centro di misteri vissuti sempre sul filo del pericolo ma del tutto priva di quel cinismo tipico in chi conduce una doppia vita, a volte anche tripla. Ma questo non accade solo a lei: in un modo o in un altro, tutti hanno qualcosa da nascondere, segreti inconfessabili, obiettivi impensabili. Allora, su quest'impianto così dinamico ed ambiguo, Abrams è riuscito ad innestare diversi plot narrativi che sfociano impetuosi ad alimentare la trama principale già complessa.

Poi scompaiono per riapparire a diverse puntate di distanza riallacciando fili perduti, vicende irrisolte, mettendo in luce le zone d'ombra rese tali per stimolare la trepidazione, l'attesa ansiosa del pubblico. Come nel feuilleton di antica matrice ottocentesca: il romanzo d'appendice.

Jennifer Garner incomparabile interprete di Sydney Bristow

Il successo che Alias ebbe negli anni della sua prima apparizione sulla ABC dal 2001 fino al 2006 e poi con pari clamore in Europa nello stesso periodo, è dovuto anche alle qualità degli interpreti: un cast di altissimo livello capace di rendere credibile la catena degli eventi, specialmente quando questi subiscono svolte grottesche o retoriche.

Ma l'enfasi è un modello narrativo che per funzionare ha bisogno di attori molto intensi. Naturalmente, è la protagonista ad emergere come centro nodale dei "racconti". Ed è il carattere che la Garner conferisce all'agente Sydney Bristow a dare corpo e anima alle mille svolte della fiction. Passionale, sincera, animata da profondi sentimenti, forte e fragile allo stesso tempo, Sydney diventa un'eroina che non teme di soffrire, di palpitare, di piangere, di desiderare, di odiare e di amare, senza mai perdersi, capace di rialzarsi, di lottare, dotata di un coraggio sovrumano eppure intensamente tenera. La produzione ha puntato su quest'attrice, all'epoca emergente, ed ha vinto la sfida a mani basse.

Complice anche la sensualità della Garner, messa in evidenza con estrema accuratezza in scene rimaste memorabili.

Alias, il cult da rivedere su Rai 4

Una serie come Alias si situa in perfetta corrispondenza con gli scenari incontrollabili e complessi dell'attuale clima geopolitico, costituito da relazioni che sondano il dramma del terrorismo globale. Tuttavia, la fiction tv risente dell'esigenza di coinvolgimento emotivo del pubblico: da attrarre in un campo d'azione che contempli il "bel mondo" e non la periferia, i grandi affari internazionali e non le trame di piccola criminalità, la fantascienza di un tecnologia strabiliante e non l'esile realtà di drammi quotidiani. Questa condizione spinge la fiction entro schemi narrativi convenzionali che la rendono datata. Eppure, quegli schemi rimangono la vera ragione del fascino della serie. Ancora, a distanza di un decennio, Alias risulta avvincente, intrigante, trascinante. Un cult, appunto.