Il Festival di Cannes 2017 sta facendo parlar di sé anche (e in buona parte) grazie alla nuova pellicola di Sofia Coppola: "The Beguiled" ("L'inganno"). "Nata" cinematograficamente (e quasi letteralmente) come comparsa bebé ne "Il padrino", celeberrima opera del padre, la regista si è presentata sul "red carpet" accompagnata da un set al femminile: Nicole Kidman, Kirsten Dunst ed Elle Fanning.
Il film è tratto dal romanzo "A Painted Devil" (1966) di Thomas P. Cullinan, così come la pellicola "La notte brava del soldato Jonathan" (1971, regia di Don Siegel).
La trama (già celebre) è la seguente: durante la Guerra di Secessione americana, un collegio femminile della Virginia accoglie un caporale nordista ferito (Colin Farrell). Carità cristiana, certo. Peccato che quell'unico uomo capitato in un mondo di donne scateni gli ormoni e l'inferno...
Applausi e critiche a "The Beguiled"
Il film rientra nelle tematiche predilette da Sofia Coppola: le dinamiche dei rapporti fra donne, in un'ottica intimistica. L'atmosfera cupa, di esplosione delle pulsioni in un clima claustrofobico potrebbe ricordare un'opera teatrale: "La casa di Bernarda Alba" (1936) di Federico Garcia Lorca. Qui, a creare il clima, concorre una fotografia fredda e ombrosa, insieme a una colonna sonora di spari e suoni campestri.
Il film è considerato un remake de "La notte brava del soldato Jonathan", ma la Coppola rifiuta questa etichetta: afferma d'aver cercato una propria interpretazione, interpretando la storia dal punto di vista femminile. Anche Nicole Kidman afferma di aver mutato, in parte, l'interpretazione che Geraldine Page aveva dato del suo personaggio: meno rigida, più gentile.
Tuttavia, non è mancato chi, come Francesco Boille su "Internazionale", ha definito l'opera "un'occasione mancata": a suo vedere, la regista sarebbe colpevole di aver tolto i "flashback onirici", le situazioni conturbanti, la fotografia sensuale che era di Siegel, senza saper ampliare l'interpretazione simbolica della storia.
Ciò non cancella gli applausi. Andrea Chimento, su "Il Sole 24 Ore", ne ha sottolineato l'eleganza e l'incisività, l'uso raffinato di luci e colori, il taglio psicanalitico. Forse, proprio in questo taglio "sottovoce" sta la femminilità di "The Beguiled": al posto di dinamiche brutali, un dramma di sussurri e piccoli gesti. Cosa che ci ricorda un altra pellicola in rosa: "Sussurri e grida", di Ingmar Bergman. Ma questa è un'altra storia.