"C’era una nebbia fittissima, quando sono uscito per avventurarmi nella città vuota e ovattata e andare alla camera ardente. È così che chiamano il crematorio ora. L’avviso diceva che dovevo presentarmi alle nove. La mia cremazione era fissata per le nove e mezza." Inizia con questo incipit l'ultimo libro di Yu Hua "Il settimo giorno", pubblicato da Feltrinelli e presentato insieme all'autore in questi giorni in Italia. Il libro narra i sette giorni di uno spirito arrivato in ritardo alla sua cremazione, trascorsi nel limbo della vita-nonvita.

Yu Hua è nato nel 1960 a Hangzhou, figlio di un’infermiera e di un medico.

Per questo motivo sin da piccolo ha iniziato a frequentare l’ospedale dove lavoravano i suoi genitori, passando i pomeriggi a giocare nei corridoi. Giunto all'adolescenza, inizia presso l'ospedale stesso l'apprendistato estraendo denti e, nel modo che vedremo più avanti, ad iniziare a fare lo scrittore.

Autore di numerosi Libri fra i quali "Cronache di un venditore di sangue", "Brothers" e "Vivere!", con il quale ha vinto il premio Grinzane Cavour e dal quale il regista Zhāng Yìmóu ha tratto il film omonimo, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 47º Festival di Cannes. Abbiamo incontrato lo scrittore durante la sua visita a Torino, organizzata dal Salone Internazionale del Libro, alla libreria bistrot Bardotto insieme ad altri lettori, e gli abbiamo rivolto alcune domande.

La sua infanzia e gioventù è stata caratterizzata dall'ambiente ospedaliero. Questa esperienza ha influenzato in qualche modo la sua scelta di diventare scrittore?

Da piccolo era soprattutto uno spazio di gioco. Cresciuto, ho dovuto iniziare l'apprendistato ed il mio incarico era quello di cavare denti, e non ero particolarmente entusiasta di cosa facessi.

Durante le pause dal lavoro passavo il mio tempo all'ingresso, guardando di fuori l'umanità che passava. Cominciai a notare un gruppo di persone che guardavano, parlavano fra di loro, ma sembrava non avessero nulla da fare. Un giorno mi avvicinai e gli chiesi per quale dipartimento lavoravano: mi risposero "la cultura". Gli dissi che sembrava non facessero nulla e mi risposero: guardiamo, osserviamo e riportiamo.

Alcuni di noi con la pittura, altri parlando, chi scrive un articolo ed ancora altri scrivendo racconti. conclusero dicendo: "se hai una di queste doti, puoi lavorare con noi, se ti interessa". Dipingere non sapevo, parlare non era il mio forte, gli articoli non mi piacevano ma i racconti sì. Così cominciai, poi le prime segnalazioni su riviste cinesi, i primi contatti con l'estero ed eccomi qua.

Il suo ultimo libro narra i sette giorni trascorsi da uno spirito arrivato in ritardo al giorno della sua cremazione. Come è arrivato ad immaginare una collocazione così particolare?

Per il mio nuovo libro pensavo di raccontare le contraddizioni ed i problemi che si vivono quotidianamente in Cina. Subito mi resi conto che anche il solo elenco avrebbe richiesto una mole di pagine da enciclopedia (anche noi con l'Italia l'abbiamo subito pensato...).

Avevo bisogno di uno strumento narrativo che mi consentisse la sintesi. Un giorno ascoltai casualmente la notizia di una cremazione avvenuta con sette giorni di ritardo e pensai che il ritardo fosse stato causato dallo spirito stesso del defunto. Mi resi conto che poteva essere la soluzione alla mia ricerca.

La Cina vive vive da molti anni un dualismo interno fra post-comunismo e iper-capitalismo. Ritiene che in futuro uno di questi due aspetti prevarrà sull'altro?

No, non credo. Immagino che queste due forze continueranno a lungo a vivere insieme in Cina: la politica comunista e l'economia capitalista.

L'incontro è poi proseguito con la presentazione dell'autore che ha raccontato brevemente di sé e del suo ultimo lavoro.

Poi alcune domande e risposta per finire tutti insieme a degustare alcuni piatti e vini proposti dalla libreria bistrot Bardotto. Un ottimo modo di concludere l'incontro con un autore. Sempre sperando di non arrivare in ritardo.