Possiamo dirlo ormai con sicurezza, al contrario di quanto affermava G.W.F. Hegel, l’Arte non è morta, anzi è più che mai viva. Chiunque abiti a Palermo in questi giorni avrà sicuramente notato due nuove presenze artistiche: un nuovo murales e una barriera antiterrorismo decorata in modo abbastanza inusuale.
Non sembra però essere uno dei soliti murales o uno dei soliti disegni che imbrattano i muri di molte città italiane, eseguiti magari da qualche vandalo o da qualche anonimo giovane che vuole lasciare il proprio segno di ribellione e insubordinazione sociale, è bensì una vera e propria opera d’arte che vuole inserirsi in un contesto cittadino molto più ampio e più che mai attuale.
Le opere in questione
Queste due installazioni pittoriche sono state realizzate, nel centro storico della città di Palermo, dall’artista di fama locale Igor Scalisi Palminteri, descritto come autore di altre numerose opere nel palermitano. Palminteri ha portato a compimento questo murales nel mercato storico di Ballarò, definito subito da molti come una imponente opera d’arte; il murales, dunque, rappresentante la figura di San Benedetto il Moro, il frate nero nato nel 1524 e figlio di schiavi arrivati dall’Africa, è alto sedici metri, è costato tre giorni di lavoro e più di due secchi di colore oro.
Di estetica oscillante tra il pop e l’iperrealismo e dotato di un forte sentimento religioso, questa volta Igor Palminteri ha davvero lasciato il segno, e non solo sulla parete di un edificio, ma anche nella coscienza di molti di noi.
L’immagine simbolica del Santo nero, posta su sfondo oro, si staglia in modo fermo e autoritario, il volto appare soave e sereno e sembra trasmettere al fruitore dell’opera una sensazione di tranquillità e armonia.
L'opera d'arte denuncia ingiustizie sociali
“L’opera prende forma dalla chiamata che mi hanno fatto i responsabili della manifestazione Mediterraneo Antirazzista”, racconta l’artista.
“Ho scelto San Benedetto il Moro perché era africano, nero e schiavo, un immigrato perfetto, però santo e patrono della città”. Queste parole di Palminteri suonano alle nostre orecchie come un forte invito in questo periodo di inospitalità e indignazione verso molti immigrati che giungono ogni giorno dal loro paese, proprio sulle coste siciliane.
Poco distante da questo simbolico murales, più precisamente lungo la nuova area pedonale che costeggia il Teatro Massimo, c’è la seconda opera in questione, posta su una barriera antiterrorismo. Quando qualche tempo fa scoppiò in città la diatriba tra i sostenitori e i contrari a questa poco ortodossa misura di sicurezza, il sindaco della città Leoluca Orlando espresse ad alcuni artisti la propria volontà di riproporre in stile artistico quei brutti blocchi di cemento armato.
Ed è qui che entra in gioco la creatività di Igor: “Ho decorato il blocco di cemento perché ho pensato che l'omicidio avvenuto in Calabria, con l’assassinio di Sacko Soumaila, non era stato molto preso in considerazione.
Mi aveva molto colpito”. Le parole dell’artista fanno riferimento al giovane migrante in regola, sindacalista e bracciante agricolo, proveniente dal Mali, ucciso a fucilate all’interno di una fabbrica abbandonata di laterizi alcuni giorni fa.
L’indignazione fu massima, da nord a sud del Paese. Dalle parole ai fatti ci è voluto poco, in pochi giorni l’opera è stata compiuta, ed è ora ammirata da migliaia di abitanti palermitani e turisti. Il fucile, che nel dipinto è puntato contro la sagoma del migrante martire, rappresenta una denuncia contro i fatti di Vibo Valentia e contro l’attuale problema del caporalato.