Riprese incandescenti che restituiscono un documentario coraggioso. "Isis Tomorrow, the lost soul of Mosul" è stato presentato il 30 agosto alla 75^ Mostra del Cinema di Venezia alla presenza degli autori e registi Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi e dei produttori Gabriele Immirzi (FremantleMedia Italia) e Paolo Del Brocco (Rai Cinema). Il film è sostenuto anche da Andrea Segre che lo scorso anno a Venezia aveva presentato "L'ordine delle cose", un lungometraggio sulla sostanziale indifferenza della stessa mediazione politica sulla soluzione delle tensioni interne ai Paesi, come la Libia, che fomentano il baratro dei diritti negati nell'immigrazione di massa.
"Isis Tomorrow" è ugualmente il racconto di una realtà devastata dalla guerra le cui ferite, anche nel dopoguerra in Iraq, si disperdono nella distanza di un Occidente che trascura il rischio di recrudescenze ideologiche della Jihad islamica, indomite nonostante i bombardamenti americani. "A Mosul i bambini sono considerati l'arsenale del terrorismo", è stata l'agghiacciante dichiarazione di Francesca Mannocchi ricavata da un'indagine fra la popolazione che non si considera sconfitta militarmente e la cui vocazione è l'immolazione per fede.
Servirebbe un piano Marshall per il Sociale
Case, strade, istituzioni storico-culturali sono stati distrutti nel corso del conflitto armato fra i miliziani Daesh e l'esercito iracheno.
Quello che resta è lo sgomento impresso negli occhi dei giovani ed adolescenti che hanno assistito ai massacri e che oggi chiedono vendetta. Il film documenta il dolore delle vittime ma si ancora ad un presupposto rischioso e necessario: restituire volto e dignità, come è stato spiegato, anche ai cosiddetti "colpevoli". L'emergenza è da "Piano Marshall", ha affermato Mannocchi, in territori fisici e psicologici dominati da abbandono e disperazione che rendono maggiormente labile il confine fra buono e cattivo.
"Complessità" è l'altra chiave di lettura del documentario che fotografa una realtà di difficile decifrazione e che respinge il giudizio. Sorprendente è tuttora l'atteggiamento delle donne, madri e mogli che non si dissocia dall'Isis, non considera l'adesione alla Jihad una vessazione psicologica degli uomini, ma, al contrario, incoraggia i ragazzi verso il dogma della lotta armata.
Romenzi e Mannocchi hanno compiuto dieci viaggi in Iraq fino allo scorso maggio incontrando direttamente i cittadini senza i supporti della condizione di "embedded". Il loro è un reportage di sicuro impatto che vede la guerra dal lato più scomodo ed inedito.