Jesto, all'anagrafe Justin Yamanouchi, si è raccontato in un'intervista rilasciata a Blasting News. L'artista, figlio del noto cantautore romano Stefano Rosso, conosciuto per il suo stile dissacrante, diretto ed ironico, è stato precursore di molte tendenze dell'hip-hop italiano, ma oggi ha deciso di dire addio al Rap.

Questa rottura è stata sancita dall'album IndieJesto, uscito lo scorso dicembre, un progetto che ha avviato una vera e propria svolta nella carriera dell'artista. Nelle 11 tracce del disco, Jesto ha abbracciato il pop, il cantautorato più vero e soprattutto si tratta di un lavoro totalmente indipendente, lanciato senza etichette, manager né sponsor: "Ho fatto tutto io, da produrre il master a disegnare la copertina", ha affermato.

Le dichiarazioni di Jesto a Blasting News

Come ti presenteresti a chi ancora non ti conosce o a chi sta iniziando ora ad avvicinarsi alla tua musica e al tuo personaggio?

Sono totalmente libero nella mia musica, quindi, a chi si approccia a me per la prima volta, chiederei questo stesso stato d'animo di libertà nell'ascoltare. Siamo abituati a etichettare e a dividere le cose in settori e quindi a giudicarle in base al contesto a cui reputiamo appartengano. Nel mio caso, invece, sono totalmente estraneo a ogni "etichettizzazione". In altre parole, credo bisogna essere puri d'animo per ascoltarmi. La mia musica può essere curativa, se presa nel verso giusto.

Con il tuo ultimo album, IndieJesto, viene sottolineata la rottura dalla musica rap.

Ma c'è anche una dichiarata rottura o abbandono della cultura hip-hop?

Semplicemente seguo l'ispirazione. In questo momento lavorare voce e chitarra mi dà una vibrazione migliore. Inizialmente è stata una sfida, ma ora sta diventando parte di me. Sarà l'eredità artistica che ho, ma mi sto trovando così a mio agio a scrivere su un semplice giro di chitarra che credo sia difficile farne a meno ormai.

Ho fatto così tanti progetti rap, ho sperimentato di tutto e sono stato precursore di tante tendenze. Ora mi stimola questo tipo di scrittura e questo tipo di musicalità. Mi sta piacendo creare canzoni che siano potenzialmente per tutti, fuori da un genere musicale specifico. E soprattutto nei miei dischi rispecchio la fase che vivo nel momento della creazione.

È tutto molto naturale e sincero, è un flusso che io devo solo incanalare per dare vita a canzoni nuove.

Perché ascoltare e acquistare questo tuo nuovo album?

Perché sono profondo. Al di là del tema amoroso, la mia musica è profonda. Anche dove può sembrare più leggera o scanzonata, in realtà nasconde messaggi, nelle pieghe, nei sottotesti, nelle allusioni. Viviamo un'epoca così superficiale e artefatta, abbiamo bisogno di profondità. E perché sono me stesso, sempre. Una caratteristica che dovrebbe essere alla base di ogni opera artistica, ma che invece sembra si sia persa. Sento di portare avanti una tradizione artistica di cui ormai esistono pochi, sporadici casi. Creare per la necessità di creare.

Hai realizzato i testi dell'intero album in un fine settimana, in un'atmosfera tipica dei poeti e dei romanzieri alle prese con i loro scritti. Cosa ti ha ispirato di più? Era una necessità scrivere nuove tracce proprio in quel momento?

Esatto, si collega alla risposta precedente. Il bello di questo album è che è nato da solo. Non era programmato, non mi sono messo a tavolino a fare un disco del genere. La location bucolica ci ha dato il distacco dal mondo, l'atmosfera calda del camino ha fatto da sfondo alla nascita di queste canzoni. Ho un approccio alla scrittura molto estemporaneo, ho una melodia e un concetto chiave e la canzone sembra nascere quasi da sola. Spesso non scrivo nemmeno più, ma registro direttamente nella mia testa le parole.

Sono convinto che quando la sequenza che comporrà il testo definitivo è quella giusta, non puoi più scordarla. Tutto quello che scordo vuol dire che non era necessario, non era fondamentale per la composizione finale. Anni di rap e freestyle mi hanno dato una facilità di creazione dei testi, praticamente ormai compongo quasi improvvisando. Mi sento quasi un jazzista delle parole.

I testi dell'album girano tutti attorno ai sentimenti, ad un amore che fa soffrire ma che fa stare anche bene. Come stai in questo momento? È stato terapeutico, per così dire, realizzare questi brani e questo album?

Sto bene e detto da me sembra un paradosso. Sono sempre stato tormentato e la mia musica ha sempre rispecchiato questo mio tormento interiore.

Sono arrivato a capire una cosa che avrei voluto capire prima: la musica che fai ti incolla addosso le vibrazioni che contiene. Mi spiego, quando ho realizzato l'album Justin, disco pieno di negatività e paranoie, la mia vita è stata risucchiata in quel mood e anche dopo l'uscita ho continuato a vivere in quel mondo tormentato. È come se quando creiamo opere, evocassimo dei demoni che ci faranno compagnia: bisogna stare attenti a cosa si crea, per come la vedo adesso. È come un circolo: cerco di vivere bene per poter creare opere positive, in modo da vivere poi su una vibrazione positiva e così via.

Cosa ne pensi di Sanremo? Parteciperesti?

Sono totalmente in pace con la mia arte. È specchio di me stesso in tutto e per tutto e quindi non avrebbe senso precludermi nulla.

Quando sei onesto nelle tue creazioni, le tue creazioni possono vivere in qualunque luogo. Non so se il mio modo di essere brutalmente me stesso si addica a contesti così nazional-popolari. Nel senso, in contesti del genere credo sia richiesto di apparire in un determinato modo, mentre io appaio esattamente come sono. La domanda non è se io sono adatto a Sanremo, ma se Sanremo è adatto a me.

Cosa ti senti di affermare sui rapper odierni del panorama italiano?

Non sto seguendo il mondo rap da un bel po', ma solo per un fatto di stimoli. Per farti capire, mi sento i vinili di Jacques Brel in questo periodo. Penso che il rap in Italia sia finalmente diventato di alto livello, almeno tecnicamente parlando, e questo mi fa molto piacere.

Ho vissuto anni in cui il rap italiano non era competitivo né con il mercato italiano né con l'estero, mentre adesso domina le classifiche.

E di quelli che hanno segnato la storia del rap italiano e che oggi cercano di riemergere?

Non saprei. Non seguendo gli sviluppi non saprei proprio. Ti ho detto, sono in una fase in cui sento molta musica del passato. Mi sveglio e metto su un vinile dei Beatles.

E sulla musica che sta girando oggi tra radio e piattaforme online, cosa ci dici?

Non sono un grande fan della musica italiana attuale, in generale. Penso che si sia un po' persa l'autorialità. La corsa è alla hit a tutti i costi e questo rende tutto un po' vuoto. Mi rifugio nei vecchi dischi dei cantautori anche per questo.

Mi sembra che prima la canzone avesse veramente qualcosa da dire, la necessità di dire le cose. Ora mi sembra molto una gara a chi fa più stream. Ci sono comunque artisti che mi piacciono per il tipo di scrittura, ma a livello di contenuti sento proprio poco. Negli ultimi due anni ho scritto canzoni come "Svegliami Quando" e "Vegani Domani" proprio spinto dalla necessità di dare un messaggio che vada anche al di là di me, che possa rimanere nel tempo e che, anche quando non ci sarò più, rimarrà questo messaggio a parlare alle future generazioni.