Oltre 110 musicisti, cantanti e star della musica britannica hanno deciso di scrivere una lettera aperta, per protestare contro il governo conservatore di Boris Johnson per come la musica e l’arte sarebbero state lasciate senza garanzie dopo la Brexit. Gli artisti affermano, fra le altre cose, di essere stati "vergognosamente abbandonati".

L’appello delle star britanniche

Gli artisti del Regno Unito usano le pagine prestigiose del The Times per rivolgersi a Downing Street e lo fanno con il sostegno di diverse icone internazionali per dar voce anche alle piccole band indipendenti.

Un settore in difficoltà quello della musica live, già danneggiato dalla pandemia, e che rischia ora il crollo definitivo per via dei mancati accordi tra l’esecutivo britannico ed i vertici dell’Unione Europea.

Il “deal” firmato alla fine di dicembre non ha preso in considerazione i lavoratori del mondo dello spettacolo e della musica, che si trovano ora a non poter attraversare agevolmente i confini europei. Le nuove norme redatte per i lavoratori stranieri non permettono infatti di potersi muovere liberamente tra i vari stati e li costringono a superare ostacoli burocratici e finanziari impensabili per poter realizzare tour o partecipare a festival.

Elton John, Ed Sheeran, Liam Gallagher e Sting sono solo alcune delle star che hanno posto le difficoltà all’attenzione dei media e si fanno portavoce del malcontento di migliaia di lavoratori dimenticati.

Il passaporto dei musicisti

Una situazione difficile da gestire ed economicamente impraticabile per la maggior parte degli artisti. L’accordo concluso con l’UE non prevede la libera circolazione per i musicisti e gli artisti in un tour musicale, quindi ora necessiteranno di permessi di lavoro costosi ed un’enorme quantità di documenti per l’attrezzatura.

Molti eventi - secondo quanto affermano gli artisti - saranno impossibili da realizzare specialmente per i nuovi artisti e le band emergenti che sono agli albori della carriera, non hanno particolari risorse economiche e che dovrebbero sostenere spese non solo per se stessi ma per tutta la crew che li segue.

Viene posto inoltre il problema dei trasporti per le attrezzature, sottolineando che, al momento, un camion che non ha sede nell’Unione è autorizzato a fare solamente tre soste in territorio europeo e poi è costretto a tornare in patria: condizione impraticabile per qualsiasi tour musicale e teatrale.

La richiesta è quella di creare un permesso di lavoro culturale, un “passaporto dei musicisti”, che consenta i liberi spostamenti tra i paesi senza costi aggiuntivi in modo da rendere sostenibili i tour e che offra le garanzie necessarie per poter svolgere il proprio lavoro. Tutto il settore dei live è in attesa che Londra e Bruxelles trovino un accordo così da poter ripartire una volta sconfitta la pandemia.