Sappiamo tutti che un lavoratore che diventa genitore ha diritto a due tipologie di congedo:

  • congego di maternità, obbligatorio per la donna incinta, per un periodo di cinque mesi (due mesi precedenti la data presunta del parto e tre dopo)
  • congedo parentale, che può riguardare sia la mamma che il papà, che è facoltativo e consiste nell’astensione dal lavoro per un periodo ed è utile a coprire l’esigenza (e il piacere) di prendersi cura del proprio figlio.

Ebbene, pare che quest’ultimo sia in crescita per quanto riguarda i papà e questa è una bellissima notizia tenuto conto che siamo la nazione del mammismo sfrenato, in cui molti, la maggior parte, credono ancora al giorno d’oggi che l’accudimento dei figli riguardi solo la donna.

E invece no, i papà, sia pur timidamente - parliamo di cifre non certo paragonabili a quelle delle madri che si astengono per un lasso di tempo dalla propria attività lavorativa - vogliono fare la loro parte ed essere partecipi alla crescita e alla cura dei propri pargoli.

E fin qui tutto bene.

Ma cosa succede se l’ANSA pubblica questa notizia con un titolo sessista?

Succede che dobbiamo preoccuparci seriamente. Titolare “Boom dei papà babysitter, sono raddoppiati i congedi”, è disarmante. Non troverete mai, per nessun motivo, a meno che non si tratti di un giornale becero e maschilista, un titolo così riferito a una mamma. La mamma fa la mamma, punto. Mentre il papà, beh, fa il baby sitter. E fa niente se, nell’articolo che segue, l’Ansa ce lo mette tra le virgolette il “papà baby sitter”.

Come diceva qualcuno: non lo dovevi fare! Questo scivolone sessista è figlio di tutta una serie di stereotipi che riguardano uomini e donne. Stando sul filone genitorialità, è facile, infatti, sentir dire o leggere che un bambino che gioca con le bambole fa il mammo (senza contare che la cosa in sé è abominevole e che il colpevole è sicuramente omosessuale, fonte di indelebile onta della famiglia).

Vai a spiegare che sono milioni di anni che, semplice e naturalmente, esiste anche il ruolo di padre e che dovrebbe essere la norma che un papà voglia, fortemente voglia, avere una parte attiva nella cura e nell'educazione dei figli. Invece assistiamo impotenti a certe uscite infelici e machiste che, spesso, provengono anche, se non soprattutto, dai media.

Era già sconfortante ascoltare la gente comune dire "guarda quella come manda suo figlio in giro", oppure "è una che pensa solo alla carriera, poveri figli". Ma dall'ANSA, no, non ce l'aspettavamo.