Padre Alberto Chilovi è scomparso l'8 marzo scorso ad Alba: era il confratello più anziano della Congregazione degli Oblati di S. Giuseppe. Religioso e sacerdote di profonda spiritualità, preparazione e fervore, ha legato il suo nome ad uno dei fatti più misteriosi della storia religiosa del '900. Fu lui, infatti, a mantener vivo un fatto accaduto negli anni '30.

All'epoca, una donna semplice, Maria Tartaglino, vive presso Asti presso la casa delle Figlie di S. Anna, orfanelle che, divenute adulte vivono in povertà, duro lavoro e preghiera, pur non diventando suore.

Segnata da lutti e sofferenze, asserisce di avere prestissimo visioni e ad un certo punto di subire i dolori atroci delle stimmate. Nonostante questi segni mantiene il segreto e il silenzio su quanto le sta accadendo.

Il Crocifisso sanguina

Sembra una vita di una mistica destinata a rimanere confinata nella sua esperienza personale. Ma l'11 agosto del 1933, cambia la sua vita. Mentre prega un piccolo Crocifisso poco più alto di 50 centimetri, lo vede sanguinare: lo tocca e si accorge che il liquido che sgorga è veramente sangue. Lo pulisce ma il sangue continua a fluire. Verso le 15 la ferita del Crocifisso riprende a sanguinare: altre persone vedono il fenomeno che, alle 17, cessa.

Il 27 settembre Maria apre il guardaroba della sua camera e vede il Crocifisso che sta nuovamente sanguinando.

Allora vengono chiamati religiosi e sacerdoti che - sconcertati - fanno esaminare il liquido dall'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Torino, che stabilisce che si tratta di autentica sangue umano.

Il Vescovo di Asti, Mons. Rossi, informato, convoca il Tribunale Ecclesiastico Diocesano con l'ordine di indagare: il 23 febbraio, nella sua adunanza alla presenza del Vescovo, il Tribunale conferma che si tratta di un miracolo, aprendo la strada ad una serie di manifestazioni di devozione popolare, che richiamano ad Asti anche 10.000 persone alla volta.

La sparizione

Ma il 6 maggio giunge da Roma un incaricato del S. Uffizio, il quale, fatta una breve inchiesta, rimuove il Crocifisso dal santuario in cui era custodito e lo porta in Vaticano "per fare ulteriori esami". Da quel momento non se ne sa più nulla. Maria Tartaglino e molti padri Oblati di S. Giuseppe, fra intimidazioni, persecuzioni e trasferimenti forzati, cercheranno di riportare, senza successo il Crocifisso miracoloso ad Asti.

Anche se alcune testimonianze anche autorevoli sembrano averlo fortunosamente intravisto a Roma (come quella di S. Luigi Orione), solo voci confermano la sua presenza in qualche deposito della Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma.

Amici e conoscenti di Chilovi, come l'imprenditore milanese Giuseppe Palmisano, hanno interrogato importanti Cardinali a proposito, ricevendo solo imbarazzi e dinieghi. Come mai la Chiesa ha fatto calare un velo di mistero su un miracolo tanto grande e palese? Forse il tempo coronerà la battaglia per portare alla luce il Crocifisso.