In Brasile la crisi economica si aggrava, e con essa anche quella politica. Da quando, a gennaio, è iniziato il secondo mandato di Dilma Rousseff, i dati sul prodotto interno lordo (PIL) sono calati in modo vertiginoso, e con essi gli indici che calcolano l'occupazione e gli investimenti. E se sino a qualche mese fa, gli analisti parlavano di difficoltà passeggere, ora si pronostica che una certa ripresa - niente di trascendentale, solo un'inversione di tendenza - possa sopraggiungere solo nel 2017 o nel 2018.

La "mani pulite" brasiliana spaventa il Governo

Quel che è certo, è che il Paese sta facendo registrare la peggiore performance economica dall'inizio degli anni Novanta: dall'epoca in cui al Planalto - il palazzo presidenziale di Brasilia - sedeva Fernando Affonso Collor de Mello. Che è stato l'unico capo di stato verde-oro a essere mai stato colpito da impeachment. E questa minaccia grava anche sul Governo Rousseff, a causa dell'operazione Lava jato, dispiegata dalla Polizia federale: è stato portato alla luce uno scandalo di corruzione gigantesco, che ha finito per sfiorare anche l'ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Il quale, secondo i maligni, starebbe criticando duramente l'Esecutivo della propria pupilla, perché sconvolto dall'idea di finire in carcere.

E almeno negli ultimi mesi la magistratura non scherza: tra le sbarre, in seguito alla suddetta inchiesta, è finito addirittura Marcelo Odebrecht, il presidente di Organização Odebrech. Che è e continua a essere una delle maggiori aziende ingegneristiche dell'America latina, con appalti nel mondo intero.

Frenata del PIL, e boom di disoccupati

Insomma, secondo le proiezioni, nel corso del secondo mandato di Rousseff, l'economia del Brasile crescerà, in media, solo dello 0,5 per cento l'anno. E secondo Mauro Rochlim, docente presso la Fundação Getúlio Vargas, non si sarebbe nemmeno toccato il fondo: «Non siamo neppure giunti al peggior momento della crisi».

In maggio si sono persi 115mila posti di lavoro - il peggior risultato da ventitré anni - mentre nel 2015 l'inflazione toccherà il nove per cento (ma secondo gli osservatori più pessimisti, si arriverà al dieci). Giova ricordare che nel 2003 si raggiunse sì il 9,3, ma almeno all'epoca il PIL cresceva; mentre quest'anno dovrebbe calare del due per cento. Insomma il Paese sarebbe di fronte ad uno dei peggiori scenari possibili: la stagflazione. Che è caratterizzata dalla combinazione tra calo del PIL, e balzo dei prezzi. Secondo il ministro dell'Economia Joaquim Levy, l'economia nazionale sta vivendo una sorta di riflusso: «La buona notizia è che il riflusso ha termine» ha dichiarato, «ci si deve preparare, non si può lasciare la barca sugli scogli».

Cresce il tasso d'inadempienza

Questi preoccupanti dati economici, naturalmente, fanno sentire le loro conseguenze anche sui bilanci familiari. Secondo un recente studio, infatti, sarebbe in forte crescita il tasso d'inadempienza: oltre cinquantasei milioni di brasiliani - circa il quaranta per cento dei contribuenti - sono di fatto segnalati come cattivi pagatori, e la maggioranza è under quaranta. E il dato sarebbe destinato ad aumentare durante l'anno, a causa della crescita della disoccupazione. E a preoccupare più di ogni altra cosa è la crisi del settore industriale, la più grave da decenni. E' stato annunciato, infatti, che, nei primi cinque mesi dell'anno, le consegne dei camion Mercedes in Brasile sono calate addirittura del quarantaquattro per cento.