Ultime notizie sulla crisi in Grecia: la proposta del governo Tsipras è buona per i creditori, UE e FMI in particolare, favorevoli al nuovo programma di aiuti e prestiti da altri 74 miliardi per evitare il default e l'uscita dall'euro. Il piano del governo di Atene, retto da una Syriza più spaccata del nostro PD, è per interventi (tagli, riforme...) da 12 miliardi: quello rifiutato che ha portato al referendum dove ha trionfato il NO era da 8 miliardi. Ora Tsipras accetta "imposizioni" quali l'aumento dell'IVA per ristoranti e isole turistiche, l'aumento dell'età pensionabile a 67 anni entro il 2022, l'abbandono del contributo di solidarietà alle pensioni più basse entro il 2019.

Creditori soddisfatti, mercati tranquilli, governo salvo, popolo greco fottuto. Calcolo politico o realismo? Era già previsto o Tsipras ha cambiato idea per forza di cose? Per molti, anche per chi scrive questo articolo che, si spera, porterà ad un dibattito costruttivo nei commenti, Tsipras e Syriza sono la parte sinistra del capitale ed il motivo per cui sono al potere in Grecia è quello di far accettare al popolo condizioni di schiavitù economica permanente, di stipulare un accordo "migliore possibile" ma in realtà firma sul contratto di dipendenza della Grecia da BCE e FMI per convenienza affaristica, di continuare l'esperimento sociale e politico le cui cavie sono i poveri greci, portati alla fame e convinti a votare un referendum-truffa che altro non è stato se non la loro condanna a morte.

Il nuovo piano di riforme di Tsipras ha ricevuto l'ok del Parlamento greco nella la notte tra 10 e 11 luglio: peccato che la parte più a sinistra di Syriza si sia astenuta (di fatto è un NO) e il piano sia passato coi voti di ben 100 parlamentari delle opposizioni socialista del Pasok, centrista di To Potami (filoeuropeisti) e conservatrice di Neo Demokratia.

Perso anche l'appoggio della destra popolare di Anel.

Il motivo è semplice, il piano è contrario in toto al programma di originale di Syriza ed è più duro delle proposte bocciate dal popolo col referendum, un referendum indetto per convincere i greci di avere in mano la situazione ma che in realtà è servito a dare più forza a Tsipras, abile giocatore politico che ha preso tempo e si è fatto passare come bastione contro le pretese dei creditori.

Come i fatti dimostrano chiaramente, è invece al loro servizio.

Fin da quando è nato il governo Syriza, anzi meglio dire governo Tsipras visto che la parte più vera e popolare di Syriza ormai gli è contro, sono cambiati persino i termini da usare: la tanto odiata Troika è diventata "le istituzioni internazionali, i creditori" (Troika è stato riutilizzato nei giorni del referendum, fateci caso), tagli alla spesa e simili sono diventati "riforme, accordi, piani" e via discorrendo, la parola austerità si usa per le richieste di FMI, UE e BCE ma non per le proposte di tagli ai sussidi statali per i poveri e aumenti delle tasse, rifiutati nelle settimane scorse ma inseriti nel nuovo piano che casualmente piace ai suddetti creditori.

Queste le parole di Tsipras in Parlamento: "Il piano è il migliore possibile, migliore di quello presentatoci come ultimatum. Non ho chiesto un NO al referendum per uscire dall'euro ma per rafforzare i negoziati. Ho fatto quanto umanamente possibile in difficili circostanze. Abbiamo raggiunto la soglia limite, da questo momento in poi davanti a noi si estende un campo minato. Non sto svendendo la Grecia".

No, ha solo ingannato i greci per mesi, sta per accettare un nuovo strozzinaggio da 74 miliardi di euro (la Grecia ha già un debito da 140 miliardi e in precedenza ne aveva chiesti di meno, "solo" 53), ha minacciato la Grexit ma in realtà, essendo la parte sinistra del capitale, il suo scopo era ed è mantenere agganciata la Grecia all'UE e ai mercati internazionali, anche a costo di vendere il suo popolo come schiavo, come cavia da laboratorio per vedere fin dove ci si può spingere con la dittatura imperialista del vile denaro.